giovedì 31 maggio 2012

Quando la Morte fa Spettacolo

di Hasmina

Hunger Games, la trilogia SF per giovani lettori della scrittrice statunitense Suzanne Collins, è il caso editoriale degli ultimi anni. Oltre 16 milioni di copie vendute negli Stati Uniti, oltre 100 settimane nella classifica dei Bestsellers del New York Times, venduto in 40 paesi ed ora anche film evento, nelle sale in Italia dal 1° Maggio.

Letteralmente “I giochi della Fame”, il film, fedele al romanzo, è ambientato nel futuro, tra le rovine del Nord America, dove il dittatoriale stato di Panem, obbliga i 12 distretti che governa a mandare ciascuno un ragazzo e una ragazza tra i 12 e i 18 anni a competere agli Hunger Games, uno spettacolo in cui i 24 concorrenti, detti tributi,  dovranno combattere gli uni contro gli altri per la sopravvivenza e la vittoria, che andrà ad uno solo di essi. Katniss Everdeen, la protagonista, si offre volontaria quando viene sorteggiata la sorellina. A differenza dei tributi appartenenti ai distretti più ricchi, Katniss non è preparata a questo gioco mortale, ma è un’abile cacciatrice di frodo, e della sua abilità dovrà fare virtù, per riuscire ad uscire viva dall’arena.
Suzanne Collins afferma di aver avuto l’idea per questo libro facendo zapping tra le immagini dei reality show, che ultimamente si sprecano anche sulle nostre reti, e quelle della guerra vera, ovvero spettacolo e fame. I due elementi di base che hanno portato ad un reality dove la morte in diretta diventa spettacolo, ancor meglio se cruenta e dolorosa.
Tuttavia Suzanne Collins, a differenza di quanto questo enorme successo possa portarci a credere, non ha inventato niente.
La morte fa spettacolo, e dà potere, fin dall’inizio dei tempi. Pensiamo anche solo per un attimo ai Romani e ai gladiatori, gli schiavi guerrieri che dovevano combattere nell’arena fino alla morte, o ai Maya e al loro gioco sacro del pallone, dove la squadra perdente veniva immolata alla divinità.
Ma anche senza andare troppo indietro nel tempo, limitiamoci a citare un unico nome della letteratura moderna statunitense: Stephen King, con i suoi romanzi “La lunga Marcia” (The long walk) e “L’uomo in fuga” (The Running Man), entrambi pubblicati con lo pseudonimo di Richard Bachman,  quest’ultimo portato sul grande schermo col titolo di “L’Implacabile” (1987) e interpretato da Arnold Schwarzenegger.
E sempre parlando di film, non dimentichiamo le pellicole  “Death Race” (2008), diretto da Paul W.S. Anderson e interpretato da Jason Statham, “Gamer” (2009), di Neveldine e Taylor, interpretato da Gerard Butler; e il non meno scioccante “Live: Ascolti Record al primo colpo” (2007) di Eva Mendez, dove lo spettacolo è nientemeno che una roulette russa tra i partecipanti.

Il tema che accomuna tutti questi romanzi e film è quello della morte come spettacolo, come mezzo per ottenere audience, potere e controllo sulle masse. Un meccanismo ben oliato da secoli,  ma che trova sempre e immancabilmente il proprio ingranaggio difettoso in un singolo individuo, il quale minaccia la sopravvivenza dell’intero sistema. Da Spartaco, a Ben Richards, il protagonista di “L’implacabile”, a Ray Garraty, il sedicenne de “La lunga marcia” per finire a Katniss Everdeen, di Hunger Games.

Cosa colpisce quindi dell’opera di Suzanne Collins, e cosa giustifica questo grande successo? La Collins non mette nell’arena adulti consenzienti, condannati a morte o delinquenti e assassini, ma  ragazzini sorteggiati a caso, ad affrontare, e subire, quello da cui dovrebbero essere protetti: la violenza e la morte. In una società come la nostra, dove gli episodi di violenza, bullismo, delinquenza giovanile sono all’ordine del giorno, questo romanzo dovrebbe farci riflettere sui veri valori della vita.


LA LUNGA MARCIA (The Long Walk) di Richard Bachman (S. King)
Sperling & Kupfer (2010)

Dai confini con il Canada a Boston a piedi, senza soste. Una sfida mortale con un regolamento implacabile per cento volontari sorteggiati a caso. Un passo falso, una caduta, un malore... e si viene abbattuti. Ma chi riesce a tagliare il traguardo otterrà il Premio. Tra i partecipanti, fra cui spicca il sedicenne Garraty, si creano rapporti di sfida, di solidarietà e di lucida follia, lungo il terribile percorso scandito dagli incitamenti della folla assiepata ai margini della strada. Un incubo on the road che solo King poteva concepire...

Da Wikipedia: “...il contesto storico è frutto di fantasia, in un'America che ha subito una deriva totalitaria (non spiegata, ma solo accennata) e nella quale vige un regime dittatoriale di stampo militare. L'evento della Lunga Marcia è organizzato e gestito da una persona nota come "Il Maggiore", ovvero un alto ufficiale dell'esercito che probabilmente è l'equivalente dittatoriale del Presidente degli Stati Uniti in questa realtà alternativa. Il Maggiore, infatti, risponde in pieno al cliché del despota in pieno stile Mussolini o Francisco Franco, una figura forte, carismatica e affascinante agli occhi di un popolo stregato e lobotomizzato dalla Tv, forte di un consenso creato anche a suon di epurazioni di chi non si allinea al potere. In un certo senso la morbosità voieuristica con la quale i cittadini seguono la Lunga Marcia ricorda molto il successo che oggi hanno i reality show: la gente segue la marcia nella speranza di veder eliminati dei concorrenti o per poter raccogliere "souvenir" (pezzi di scarpe rotte, borracce, perfino escrementi) di concorrenti che dopo pochi chilometri potrebbero essere eliminati.


L’UOMO IN FUGA (The Running Man) di Richard Bachman (S. King)
Sperling & Kupfer (2003)

Ben Richards decide di partecipare alle selezioni per "L'Uomo in fuga", un sadico e famosissimo show televisivo in cui il protagonista, braccato dai cacciatori della Rete e da chiunque lo riconosca, guadagna cento dollari per ogni ora di sopravvivenza e, se è fortunato ed è ancora vivo allo scadere dei trenta giorni concessigli, un miliardo di dollari. Ben, che vuole quei soldi per curare la figlia malata, supera le selezioni...

L'IMPLACABILE (The Running Man)
Regia: Paul Michael Glaser
Anno: 1987

Liberamente tratto dal romanzo “L'uomo in fuga” di Stephen King (pubblicato con lo pseudonimo di Richard Bachman nel 1982). Nel cast: Arnold Schwarzenegger nel ruolo del protagonista Ben Richards,  il lottatore di wrestling Jesse Ventura, la leggenda del football americano Jim Brown e Richard Dawson in un'auto-parodia del suo ruolo più famoso (presentatore del famoso show televisivo americano Family Feud).

Da Wikipedia: “La vicenda è ambientata negli anni 2017 e 2019, quando un collasso economico ha trasformato gli Stati Uniti d'America in un regime autoritario.
Richards (Arnold Schwarzenegger) è un pilota di elicotteri che si rifiuta di fare fuoco sui civili a Bakersfield, in California, durante una sommossa per il cibo. Viene incastrato dalla propaganda di stato per il risultante massacro. Imprigionato, riesce ad evadere, ma viene catturato e costretto a giocare a L'uomo in fuga, uno show televisivo in stile gladiatorio in cui dei "corridori" tentano di sopravvivere mentre vengono cacciati dagli "inseguitori" (simili a wrestler in costume). Richards creerà un gruppo di corridori che lotteranno contro il network TV organizzatore del crudele gioco.



DEATH RACE
Regia: Paul W.S. Anderson
Anno: 2008

Remake del film “Anno 2000: La corsa della morte” del 1975, è interpretato da Jason Statham.

Da Wikipedia: “Nel 2012 tutte le nazioni vanno in crisi. La disoccupazione e la criminalità salgono ai massimi livelli. Il sistema carcerario collassa, e il governo USA lo affida a delle corporazioni private, che tentano di ricavarne il massimo profitto trasmettendo via web a pagamento delle gare mortali tra carcerati. La più famosa è la Death Race, consistente in una gara a bordo di auto corazzate, modificate per trasportare armi di vario tipo che si attivano tramite l'uso di tre specifiche pedane (in un sistema molto simile ai videogiochi). Jensen Ames, ex-campione nascar, viene incastrato per l’assassinio di sua moglie e una volta in galera per omicidio viene obbligato a gareggiare.”


GAMER
Regia: Mark Neveldine e Brian Taylor
Anno: 2009

Da Wikipedia: “Nel 2034, grazie allo sviluppo di tecnologie per il controllo remoto della mente, il miliardario Ken Castle lancia sul mercato un particolare videogioco sparatutto, Slayers, che permette ai giocatori di controllare le azioni di alcuni detenuti condannati a morte che si sfidano l'un l'altro in combattimenti all'ultimo sangue, nella speranza di raggiungere la quota di 30 vittorie consecutive. Simon, un ragazzo amante dei videogame, si collega a Kable (Gerard Butler), l'attuale campione sopravvissuto a 27 incontri. Con l'aiuto di Simon, Kable cerca di guadagnarsi l'agognato premio assegnato a colui che riuscirà ad essere campione per 30 volte: la libertà. Ma ciò non è così facile come sembra. In realtà Castle vuole che Kable muoia durante l'ultimo incontro e per farlo assolda un serial killer che non ha alcun controllore e quindi è libero di muoversi come crede.

LIVE, ASCOLTI RECORD AL PRIMO COLPO
Regia: Bill Guttentag
Anno: 2007

Da Wikipedia: “Katy (Eva Mendez) è la respondabile dei programmi presso l'emittente televisiva ABN. Stanca dei soliti format proposti dai suoi sceneggiatori, decide di creare un nuovo programma: Live!. Questo reality show si ispira al noto gioco della roulette russa, di cui riprende, adattandoli al mondo televisivo, tutti gli aspetti principali; in particolare, i protagonisti sono chiamati a rischiare la propria vita per guadagnare il premio di 5.000.000 di dollari per quei cinque che sopravviveranno

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