giovedì 29 novembre 2012

Alfonso Zarbo, la passione per il Fantasy

di Hasmina



In occasione del nostro speciale “Fantasy Explorer”, Pinkafé ha il piacere di intervistare Alfonso Zarbo, un giovane dinamico e poliedrico che ha fatto della sua passione per la narrativa fantastica un punto d’incontro delle sue molteplici attività. Autore di racconti e romanzi fantasy, Alfonso lavora infatti nel mondo dell’editoria fin dal 2009, ricoprendo ruoli e mansioni diverse. Collabora con la redazione di Fantasy Magazine, è stato curatore di romanzi, antologie e collane, si occupa di editing per diversi marchi editoriali e lavora come professional blogger della collana Chrysalide, per Mondadori. Dal 2012 è vicepresidente del festival San Giorgio di Mantova Fantasy, in occasione del quale, si è aggiudicato il terzo posto del Premio Letterario Nazionale Cittadella con il suo ultimo romanzo La Via dell’Acciaio (Linee Infinite Edizioni)


Benvenuto Alfonso, è un piacere averti ospite nel nostro blog. Per iniziare, ti va di raccontarci qualcosa di te per presentarti ai nostri lettori?

Il piacere è tutto mio, davvero. Che dire? Ho venticinque anni e, da quattro, mi occupo di editoria, in particolare di narrativa fantastica. Quando le dita non scorrono sulla tastiera, di solito stanno sfogliando un libro, passione che coltivavo già da ragazzino prima di andare a dormire, poi durante le lunghe “avventure” in treno (chi lo usa spesso sa bene quanto imprevedibile possa essere) per andare all'università e ora per buona parte della giornata. Il tempo per le altre passioni è di conseguenza molto poco, ma la musica hard rock e metal, le serie tv e la passione per la Storia confluiscono, un po' come capita per  qualunque autore, in quello che metto sulla carta.


Scrittore, collaboratore di redazione, curatore, organizzatore di eventi culturali, editor... ogni sfumatura della tua carriera professionale ruota attorno al fantasy. Come nasce questa passione?

Mi viene da sorridere a quanto impensabile (e azzardato) possa essere stato il mio percorso professionale. Ancora oggi chiedono alla mia fidanzata di che mi occupo e lei non trova le parole per rispondere.
La passione per il fantasy e l'avventura, però, è nata già da bambino: indiani e soldatini al posto delle micro machines, spade di legno invece di un pallone da calcio e tante, tante ore alla tv in compagnia di Hercules, Xena e Dragonheart. Ancora non conoscevo il significato del fantasy, ma i miei genitori sapevano che ovunque ci fossero lame scintillanti, quella cosa avrebbe fatto al caso mio.


Quando non scrivi, cosa ti piace leggere? Ci sono degli autori in particolare che ti hanno ispirato?

Soprattutto romanzi fantasy e storici. I miei “mentori” sono Robert E. Howard (Solomon Kane, Bran Mak Morn, Conan il barbaro), Conn Iggulden (serie di romanzi storici su Gengis Khan e su Giulio Cesare), Bernard Cornwell (Saga dei sassoni), Alan D. Altieri (nel campo del fantasy, Magdeburg), Wolfgang Hohlbein (Nell’abisso) e i poemi epici.
Immancabili, maestri del calibro di Arthur Conan Doyle, George R.R. Martin e Andrzej Sapkowski.
Non molto tempo fa sono rimasto sorpreso da Mark Lawrence (Il principe dei fulmini, Newton Compton), impreziosito dall'abilità del traduttore Leonardo Leonardi. Ora sto leggendo Inkearth di Cornelia Funke.


Nel panorama letterario del fantasy, ci sono dei titoli che, secondo il tuo giudizio, sono da considerarsi dei “must” e che dovrebbero essere letti da coloro che desiderano avvicinarsi a questo genere?

Che piaccia o non piaccia, Il signore degli anelli rientra nei classici da leggere. Ma ne esistono molti altri, e bisognerebbe rimboccarsi le maniche e dare la caccia ad autori e testi del passato, dalla Chanson De Roland e Beowulf al Castello dei destini incrociati di Italo Calvino. Io sono un amante del fantasy epico e non posso fare a meno di Robert Ervin Howard, ma se amate l'urban fantasy vi suggerisco i romanzi della trilogia (poi ampliata) dei Guardiani della notte del russo Sergej Luk'janenko.


Come nasce un romanzo fantasy? Esistono regole che uno scrittore fantasy deve seguire?

La stesura di un romanzo fantasy non è differente da quella di qualsiasi opera di genere narrativo. L'importante è seguire gli stessi presupposti logici che regolano la vita comune. Per dirla in modo semplice, non possiamo generare una palla di fuoco dal palmo della mano se il mondo in cui è ambientato il romanzo non prevede l'utilizzo della magia. Fornite sempre una spiegazione logica, qualunque cosa scriviate.


Tra i tuoi lavori spicca la saga di “Ivengral”, per il momento composta da due romanzi, “Ivengral” e “La via dell’acciaio”. Vorresti presentarci quest’opera?

La saga di Ivengral è un'opera fantasy di “vecchio stampo” nella quale ho cercato di riunire le atmosfere dei sottogeneri più avventurosi, dal dark fantasy allo sword & sorcery e all'epica-cavalleresca. L'obiettivo che mi sono prefissato con La via dell'acciaio (Linee Infinite Edizioni, maggio 2012) è stato puntare al massimo verso uno stile personale, legato più alla narrativa storico-avventurosa che alla cosmologia del Signore degli anelli.
Il primo volume (2010) racconta la storia di Aradras e Uldaric, un elfo delle tenebre e un cavaliere nero. Due personaggi apparentemente malvagi, perché nella vita hanno conosciuto soltanto la legge del più forte, ossia del nuovo impero in espansione. Ma quando l’intero mondo in cui vivono si ritorce loro contro, non resta che lasciarsi morire oppure allearsi con lo schieramento nemico. Scelgono di combattere. Non è situazione semplice, perché non solo perdono ogni legame con il proprio mondo d'origine, ma devono chiedere aiuto ai rivoltosi del fronte opposto, i quali da sempre vedono elfi delle tenebre e cavalieri neri come acerrimi nemici. L'unica possibilità di unire i protagonisti con quelli che diventeranno presto i loro alleati sarà l'elemento dietro al quale si cela il titolo della saga: Ivengral.
La Via dell’Acciaio è ambientato a Nisroc, la sola città abbastanza grande situata tra l'isola di Sakaras dove si concludono le vicende del primo volume e le Montagne Infuocate che descriverò nel terzo. Proprio perché posizionata in un punto strategico, Nisroc è piena di soldati e mercenari al soldo dell'Hexenmaister, il demone che ha dato via alla guerra tra i due fronti e ha trasformato il regno degli uomini in un impero. Aradras, Uldaric e gli elfi della luce che li accompagnano cercheranno di penetrare nella città senza farsi riconoscere, ma prima di riunirsi Uldaric verrà attirato dalle grida di una ragazza in fuga e si troverà catapultato in una lotta dove dovrà sfoderare ancora una volta Unrein, la spada bastarda illustrata sul fronte di copertina e dietro alla quale si nasconde un frammento molto, molto importante del suo passato.


Nel tuo ultimo racconto “Paranormal Death”, scritto per l’antologia “Uno sguardo verso il cielo” (Linee Infinite Edizioni), ti sei cimentato per la prima volta nel paranormal romance. Come hai trovato l’esperienza? Cosa ne pensi di questo genere molto quotato soprattutto tra il pubblico femminile?

Diciamo solo che Paranormal Death non è proprio quello che ci si aspetta da un fan di Twilight. Sentencia, la protagonista del racconto, ha una visione tutta sua dell'amore per le cose che brillano...


Qual è la situazione attuale del fantasy italiano? Qualche considerazione sull'editoria italiana nei confronti del fantasy?

Il fantasy italiano è in continuo sviluppo. Non quanto quello straniero, certo, ma sono in molti a darsi da fare: penso alla collana Chrysalide di Mondadori, con Licia Troisi, Francesco Falconi, Dorotea De Spirito e Leonardo Patrignani, e agli scrittori con meno visibilità ma tanto, tanto talento e spirito di iniziativa, tra i quali Fabiana Redivo, Luca Tarenzi, Giuseppe Pasquali, Paola Boni, Thomas Mazzantini e moltissimi altri.
L'editoria italiana ha ottimi rapporti con il fantasy: pensate ai già citati George R.R. Martin e Andrzej Sapkowski, alla Rowling e a Suzanne Collins. Forse, però, sarebbe necessario guardare meno al fenomeno commerciale e approfondire la conoscenza degli scrittori italiani. Ma affinché avvenga anche noi dobbiamo piantarla con la lagna dello scrittore incompreso e proporre qualcosa di nuovo.


Cosa consiglieresti a quegli scrittori, o aspiranti scrittori, che vorrebbero cimentarsi nel genere?

Sarò banale, ma leggete tanto. Puntate su una lettura intensa però, che miri a strappare di dosso gli elementi secondari della narrazione per mettere a nudo lo scheletro della struttura. Studiate le virgole, i periodi, la caratterizzazione dei personaggi, i dialoghi, le figure retoriche e la vena poetica che si nasconde anche dietro alla prosa del testo. Il compito dello scrittore consiste anche in questo.


A cosa stai lavorando ultimamente? Hai voglia di svelarci qualche progetto futuro?
Grazie per essere stato qui su Pinkafé.

Grazie a voi per avermi accolto. Attualmente sto lavorando a un ciclo di romanzi, racconti e fumetti intitolato Ivory & Blood, che ha come protagonista un cacciatore di draghi in cerca della redenzione. Il romanzo e i racconti saranno disponibili nel 2013 su Amazon, mentre i fumetti – a opera di Mattia Zoanni (Mytico!, Corriere della Sera) – potranno essere scaricati gratuitamente dal sito http://ivoryandblood.blogspot.it/
Per tutto il resto, vi rimando al mio sito ufficiale: http://alfonsozarbowriter.blogspot.it/

lunedì 26 novembre 2012

Fantasy Explorer nel mondo del cinema, seconda parte

di Hasmina

Una parte importante del cinema fantastico è rappresentato dal filone epico. Quell’insieme di storie ambientate in mondi immaginari sapientemente costruiti che raccontano l’eterna lotta tra il bene e il male, dove l’eroe più improbabile, spesso ingenuo e inoffensivo, si ritrova suo malgrado coinvolto scoprendo di essere l’unico a poter sconfiggere il nemico.

L’opera di John Ronald Tolkien, Il Signore degli Anelli, ambientata nell’immaginaria Terra di Mezzo, viene unanimemente considerata madre e massima espressione del Fantasy Epico.




Di Peter Jackson sono le pellicole girate in Nuova Zelanda tra il 2001 e il 2003, che sono diventate un cult del cinema fantastico. La Compagnia dell’Anello, Le Due Torri e Il ritorno del Re. Con un bravissimo Elijah Wood nei panni dello hobbit Frodo, e un fascinoso Viggo Mortensen nelle vesti di Aragorn. L’opera narra della missione di nove compagni, che rappresentano i popoli liberi della Terra di Mezzo, che si uniscono per distruggere il potente Anello del Potere, che se tornasse nelle sue mani, renderebbe invincibile il padrone malvagio che l’ha creato, Sauron.

A questo filone appartengono anche Le Cronache di Narnia, una serie di sette romanzi per bambini scritti dall’autore C. S. Lewis. È del 2005 il film tratto dal primo libro Il leone, la strega, e l’armadio, di Andrew Adamson, con Georgie Henley, Skandar Keynes, William Moseley e Anna Popplewell nei panni dei fratelli Penvensie. Durante la seconda guerra mondiale, Lucy, Edmund, Peter e Susan vengono ospitati nella casa del professor Digory Kirke, dove scoprono un armadio che in realtà è una porta magica per il mondo incantato di Narnia. Narnia è stretta nella morsa del gelo di un inverno infinito, sotto il potere della crudele Strega Bianca. Insieme al Leone Aslan e ai guerrieri di Narnia, i quattro fratelli affronteranno la strega nella battaglia finale per la vittoria del bene sul male. A questa pellicola seguono Il Principe Caspian, del 2008, e Il Viaggio del Veliero del 2010.


Di Ridley Scott, è il film Legend, del 1985, una storia oscura dove un giovane Tom Cruise impersona Jack, il figlio della foresta che ha il dono di comunicare con la natura e che dovrà sconfiggere il Principe delle Tenebre, per impedire che la luce e la purezza del mondo scompaiano per sempre, e per salvare la sua amata Lili, che il Principe ha rapito per farne la sua sposa. Affascinante l’interpretazione di Tim Curry, che impersona il diavolo, e l’atmosfera oscura del mondo delle tenebre.



Nei filoni urban e dark, il fantasy si colora di ombre, esce da mondi fantastici per infiltrarsi nel mondo reale, tingendolo di pericolo, mistero e horror, con le creature della notte: vampiri e lupi mannari, da sempre antagonisti, da sempre in guerra tra loro, da sempre predatori tra gli uomini.

Non si può a questo punto non citare Bram Stoker, autore di numerosi romanzi tra cui spicca il famosissimo Dracula. Menziono per dovere il Dracula di Bela Lugosi, del lontano 1931. Pellicola in bianco e nero, scelta all’inizio del secolo per essere conservata nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti. Ma è sicuramente il Dracula di Francis Ford Coppola (1992), con la straordinaria interpretazione di Gary Oldman, che ha conquistato il cuore degli amanti del genere, e fatto sospirare moltissime spettatrici (tra cui me). Quando l’inquietante e misterioso conte Dracula, riconosce in una foto di Mina Murray la reincarnazione della sua amata moglie, parte per Londra a bordo di una nave, per farla di nuovo sua.





Appartengono al filone Urban Fantasy anche i film più recenti del ciclo Underworld, incentrati sull'eterno antagonismo tra Vampiri e Licantropi. Da millenni gli aristocratici signori della notte, i Vampiri, sono in lotta contro i Lycan, feroci e bestiali. Quando la vampira guerriera Celine (impersonata da una bellissima e letale Kate Beckinsale) si imbatte nel medico Michael Corvin (Scott Speedman) , un umano che viene contagiato da un Lycan, e se ne innamora, la supremazia dei vampiri rischia di avviarsi alla fine.



Il ciclo è formato dai film Underworld, del 2003, Underworld Evolution, del 2006, entrambi di Len Wiseman, e Underworld Il Risveglio del 2012, degli svedesi Måns Mårlind e Björn Stein.
Un quarto film, che in realtà rappresenta il prequel, è stato girato nel 2009. Underworld, La Ribellione dei Lycans, di Patrick Tatopoulos. Racconta delle origini della sanguinaria faida tra i Vampiri e i loro schiavi Lycan.


Ispirato all’omonimo personaggio dei fumetti Marvel è Blade,  protagonista di un ciclo di tre film e interpretato da Wesley Snipes. Mezzo umano e mezzo vampiro, Blade ha un unico scopo, proteggere la razza umana sterminando vampiri che predano e seminano vittime tra gli uomini. 
Tre sono i film che compongono il ciclo: Blade, del 1998, di Stephen Norrington, Blade II, del 2002, diretto da Guillermo del Toro, e Blade Trinity, del 2004, di David S. Goyer.


Questi sono naturalmente solo alcuni titoli della ricca produzione del cinema fantastico. Concludo menzionandovi tra le pellicole più recenti: Abraham Lincoln: Il cacciatore di Vampiri, di Timur Bekmambetov, Thor di Kenneth Branagh, i cicli Twilight e Harry Potter, tratti dagli omonimi romanzi bestsellers mondiali e in ultimo l'attesissimo Lo Hobbit, di Peter Jackson, con Martin Freeman, Ian McKellen, Richard Armitage, che uscirà nelle sale cinematografiche in tre film, il primo, Un viaggio inaspettato, nelle sale il 13 Dicembre di quest'anno.

sabato 24 novembre 2012

Fantasy Explorer nel mondo del cinema, prima parte

di Hasmina


Il mondo del fantastico è stato di ispirazione per moltissime opere cinematografiche, tratte spesso da romanzi di grandi autori o semplicemente da leggende, fiabe, e mitologia dei vari popoli, tanto che il cinema fantastico è considerato un classico, e annovera moltissimi generi, che vanno dal fantasy, epico, cavalleresco, fiabesco, alla fantascienza, all’horror, sovente mescolando le varie correnti e dando vita a storie affascinanti che affondano le radici nella realtà storica così come nella fantasia.
Questo è un breve viaggio nel tempo, alla riscoperta di alcune di queste storie che hanno toccato il cuore e la fantasia di molti spettatori.

Per gli amanti dei vecchi film di Hollywood, vi riporto alla prima metà del secolo scorso, con quelli che sono universalmente considerati dei capolavori del cinema fantastico fiabesco.

Qualcuno di voi può dire di non ricordare le scarpette rosse di Dorothy?
Il Mago di Oz, nella celebre versione del 1939 di Victor Fleming con Judy Garland, Frank Morgan, Ray Bolger e Bert Lahr, ispirato al primo di una serie di libri dello scrittore statunitense L. Frank Baum, ci porta via col potente tornado nel fiabesco regno di Oz. Un mondo colorato, pieno di magia, governato dal terribile Oz, un potente mago che risiede nella famosa città di smeraldo, e che è l’unico a sapere come rimandare a casa Dorothy. Durante il viaggio, a Dorothy si uniranno uno spaventapasseri, un uomo di latta e un leone codardo.

Di qualche anno più tardi (1946) è il bellissimo Bella e la Bestia, trasposizione della omonima fiaba della scrittrice Jeanne-Marie Le Prince de Beaumont, nella versione diretta da Jean Cocteau, con Josette Day, Jean Marais e Mila Parély. Il vecchio padre di Belle ruba per lei una rosa dal giardino di un misterioso castello, e viene imprigionato da un mostro con sembianze di leone. Per salvare il padre, Belle accetta di prendere il suo posto. La bellezza e la bontà di Bella ammansiscono la Bestia, facendogli conoscere l’amore e spezzando l’incantesimo che ha trasformato un principe arrogante in un mostro. Una storia carica di mistero e di atmosfera, antri oscuri di un castello incantato, isolato da una foresta, e un amore che nasce, perché gli occhi del cuore vanno oltre quello che c’è in superficie.


Celebre, la pellicola fantascientifica di Viaggio al Centro della Terra, del 1959, di Henry Levin, con Pat Boone, un fantastico James Mason, e Arlene Dahl. Tratto dal romanzo di Giulio Verne. Un’avventura che coinvolge un eterogeneo gruppo di esploratori, il famoso professor Lindenbrook, il suo pupillo, una ricca vedova e un ragazzo islandese e la sua oca. Attraverso un passaggio scoperto nella grotta del vulcano Snæfell si addentreranno nel centro della Terra.
La discesa piena di insidie, tra strani funghi commestibili, dinosauri e tempeste magnetiche, li porterà a scoprire un oceano sotterraneo e l’antica Atlantide, per poi essere rimandati in superficie dall’eruzione del vulcano Stromboli.
 
Sempre per il filone fantascienza, è del 1980 Flash Gordon, di Mike Hodges  con Sam J. Jones, Melody Anderson, Chaim Topol e l’italianissima Ornella Muti.
Basato sull’omonimo personaggio del fumetto di Alex Raymond, valse a Max Von Sydow il Marshall Trophy al Napierville Cinema Festival, come miglior attore. Gordon e la bella Dale vengono costretti dal professor Zarkov a partire sulla sua astronave diretti verso un pianeta che secondo i suoi calcoli sta per collidere con la terra. Il viaggio li porterà a Mongo, un pianeta abitato da diversi popoli e governato dal crudele imperatore Ming.


Per il filone fantasy eroico, al protagonista delle opere di Robert Ervin Howard, Conan il barbaro,  sono stati dedicati diversi film e telefilm. 
 
Tra di essi spiccano Conan il Barbaro, del 1982, e Conan il Distruttore di due anni più tardi, dove Conan è interpretato meravigliosamente da un giovane Arnold Schwarzenegger.
Chi non ricorda il Barbaro, seduto annoiato sul trono conquistato?


Del 1999 è la pellicola Il Tredicesimo Guerriero, John McTiernan, tratta dal romanzo Mangiatori di Morte, di Michael Crichton.
Protagonista è un affascinante Antonio Banderas nelle vesti di Ahmad ibn Fadlan, personaggio ispirato ad un fittizio cronista arabo che esplorò la regione nordica del Volga e che venne a contatto con il popolo dei Vichinghi. Durante un viaggio, Ahmad si imbatte in un gruppo di Normanni il cui villaggio è minacciato da un popolo di misteriose creature che seminano morte. Secondo un’indovina, solo se lui si unirà ad altri 12 guerrieri, potranno distruggere queste creature e salvare il villaggio.


Una grande fetta del cinema fantastico, è rappresentato da pellicole ispirate al mito arturiano e cavalleresco. Da Merlino e Excalibur, a Morgana e Avalon, a Cavalieri e Draghi. Questi ultimi in particolare, hanno da sempre esercitato un grande fascino su di me.

Dragonheart d’ambientazione medievale è del 1996, diretto da Rob Cohen e interpretato da Dennis Quaid, che impersona Bowen il cacciatore di Draghi. Dopo la spietata caccia di cui sono stati vittima, Draco è l’ultimo della sua specie. Durante uno scontro, i due si ritrovano a un’impasse, così stringono un singolare patto. Ma Draco non è solo una creatura mistica, il suo cuore puro insegnerà a Bowen i valori cavallereschi: la forza, la saggezza, l’onore e l’amore, con il sacrificio supremo.

Il Regno del Fuoco, del 2002, diretto da Rob Bowman, è invece ambientato in epoca futuristica ed è interpretato dagli attori Christian Bale e Matthew McConaughey. Dopo il rinvenimento di antiche uova di drago, il pianeta viene devastato da queste creature, che distruggono ogni cosa, uccidono gli uomini e rendono l’aria irrespirabile. Radunati in piccoli gruppi radunati in roccaforti, alcuni sopravissuti decidono di combatterli e di provare a uccidere l’unico drago maschio, ponendo così fine alla rapida riproduzione della specie.

 
 



mercoledì 21 novembre 2012

Le nebbie di Avalon. Quando una donna divenne bardo

di Marty

Titolo: Le nebbie di Avalon
Autrice: Marion Zimmer Bradley
Prima pubblicazione in Italia: 1986

Trama: Vi fu un'epoca in cui le porte tra i mondi fluttuavano con le nebbie e si aprivano al volere del viaggiatore. Di là dal regno del reale si schiudevano allora luoghi segreti e incantati, siti arcani che sfuggivano alle leggi di Natura e si sottraevano al dominio del Tempo, territori favolosi dove le più strane e ammalianti creature parlavano lingue oggi sconosciute, avevano gesti, modi e riti oggi indecifrabili; dove nessuna cosa era identica a se stessa, ma poteva mutarsi ogni istante in un'altra. Con l'andar del tempo, però, "reale" e "immaginario" entrarono in netto contrasto. Allora come oggi, furono le donne a fare da mediatrici. Morgana, Igraine, Viviana conoscevano il modo per far schiudere le nebbie e penetrare nel magico regno di Avalon...

"Con il nostro pensiero, noi creiamo giorno per giorno il mondo che ci circonda"

"Se il peccato è il prezzo del legame tra noi, vita dopo vita, allora peccherò con gioia per ritornare sempre a te, mia amata"

Era il lontano 1983, quando una donna volle farsi bardo, incantando il mondo con una delle storie più narrate nei secoli. Camelot riviveva, ma l'isola magica del popolo fatato sarebbe stata, da quel momento e per sempre, immersa nella nebbia.
Le nebbie di Avalon.
L'argomento è il vecchio mito di Re Artù e dei suoi Cavalieri, ma l'autrice lo racconta dando voce a quelle figure che la tradizione aveva ammantato di silenzio: le donne. Diventano autentiche e vive, e le leggende che tutti conosciamo si colorano delle infinite sfumature del femminino, mai solo angeli, mai solo demoni, squisitamente umane.
Ygraine, madre di Morgana e di Artù, Viviana, Dama del lago e signora di Avalon, la Fata Morgana, la regina Ginevra, sono tutti personaggi che appartengono all'immaginario collettivo, eppure assumono una veste assolutamente inedita. Sono loro a raccontarci la storia, sono i loro occhi a scrutarsi vicendevolmente, osservando le varie figure maschili e le situazioni che sfilano nell'intreccio, ora nella quiete romantica della corte reale ora nei boschi incantati dei druidi.
Coraggiosa e originalissima è l'assoluta riabilitazione che l'autrice offre del personaggio della Fata Morgana. Colei che tradizionalmente personifica le forze oscure, miranti a rovesciare il trono del giusto e nobile Artù, diventa una donna dal talento eccezionale, sacerdotessa degli antichi culti, figura umanissima dagli affetti sinceri e passionali, tradita nella propria fiducia, che commette più e più errori, ma per questo ottiene comprensione e giustificazione agli occhi del lettore.
La lettura scorre veloce, tempo e luoghi appaiono nitidi e ben chiari, nella suggestione di un'epoca storica lontanissima, ma felicemente spoglia delle prolisse descrizioni che spesso appesantiscono la narrazione fantasy, penalizzando trama e personaggi a favore della cura dettagliata degli ambienti.
'Le nebbie di Avalon' è la grandiosa evocazione di un mondo perduto, l'antica Britannia delle usanze celtiche, colto in un momento di transizione epocale, con le sue cause e ripercussioni sia politiche sia private.
Il passaggio dall'antica tradizione dei padri all'evangelizzazione cristiana è un cambiamento dapprima auspicato come la convivenza di entrambe le ideologie, ma che poi si concretizza nella repressione del culto druidico, nella condanna al paganesimo e al marchio diabolico dei riti popolari.
La sottile ed estenuante lotta tra le due religioni, investita di valori non solo teologici ma soprattutto diplomatici, attraversa il romanzo, guidando le scelte dei personaggi e riflettendone le passioni interiori: così il fanatismo cristiano di Ginevra diventa l'espressione della sua profonda infelicità come donna, catarsi e persecuzione del suo frustrato amore adulterino per l'aitante Lancillotto; in parallelo il rifiuto della giovane Morgana alla sovranità su Avalon è la naturale conseguenza all'orrore per aver incestuosamente giaciuto con il proprio fratello, mentre la sua decisione di riassumere la difesa dell'antico culto si afferma con l'avanzare della maturità e la disillusione di raggiungere una felicità personale.
Il finale è nostalgico, denso di malinconia nello sguardo dei personaggi, ormai invecchiati, che corre al passato, all'ardente ostinazione della giovinezza nell'inseguire più alti ideali in nome dei quali tanta infelicità è stata inutilmente creata.
La battaglia spietata tra la Grande Dea e il Dio Cristiano si chiude nell'amarezza di un duplice dubbio: che senso ha avuto se forse le divinità non esistono? Che senso ha avuto se forse tutte le divinità non sono che una sola?

Curiosità: da questo bestseller mondiale, pilastro indiscutibile del genere fantasy, nel 2001 venne tratta una miniserie in due puntate, "Le nebbie di Avalon", con Anjelica Huston, Julianna Margulies e Samantha Mathis.

lunedì 19 novembre 2012

Fantasy Explorer, due passi nel mondo del fantastico

di Faye


Il termine “Fantasy” indica un particolare comparto del genere fantastico. Proprio per la sua natura svincolata dalla realtà, presenta una serie quasi infinita di ramificazioni e di sotto-generi che investono, oltre alla letteratura, l’arte figurativa, il cinema, i videogiochi, e più in generale, le altre forme mediatiche di comunicazione.

In letteratura, il fantasy affonda le proprie radici nel mito e nella sua derivazione popolare, rappresentata dalla fiaba di magia e dalla favola didascalica.
Alla base delle vicende narrate, vi è spesso l’evento misterioso e soprannaturale, che neppure le ipotesi più azzardate riescono a spiegare; il contesto è quello di un mondo solo parzialmente reale o completamente fantastico.

L'autore più famoso in questo campo è forse J. R. R. Tolkien (1892-1973),autore della celebre trilogia "Il Signore degli Anelli".  Il professore di Oxford, scrittore, filologo e linguista, creò una lingua particolare per la sua opera che costituisce uno dei maggiori esempi di high fantasy o epic fantasy, termine che indica la tematica dell’eterna sfida del bene e del male.
Le avventure di Frodo e dei suoi amici hobbit, il modo fantastico degli elfi e degli orchi, hanno avuto un successo immenso anche grazie alla trasposizione cinematografica e ai giochi di ruolo, nonché un’immediata risonanza nel mondo letterario.

Sulla scia di questo capolavoro, si è inserita, infatti, una lunga serie di autori, tra i quali ricordiamo Terry Brooks, Roald Dahl, Tanith Lee, Marion Zimmer Bradley (Le nebbie di Avalon), Terry Pratchett (la serie Mondo Disco), Michael Ende (La storia infinita e Momo), Robert Jordan (La Ruota del Tempo), David Eddings (Il ciclo del Belgariad), Clive Staples Lewis (Cronache di Narnia).

Un discorso a parte merita quella che è considerata la saga fantasy più letta al mondo, ovvero le mirabili avventure di Harry Potter dall'incredibile e feconda penna di J.K.Rowling. L'opera,  spesso accumunata al  sottogenere urban fantasy, si distingue tuttavia per un percorso innovativo.

Si precisa che l'urban fantasy si differenzia dal fantasy contemporaneo in quanto non soggetto a limitazioni temporali (infatti non necessariamente è ambientato nei tempi moderni), bensì spaziali.
Nel  fantasy contemporaneo la contaminazione avviene fra le creature fatate o mitologiche con poteri e conoscenze tecnologiche evolute, e l’ambiente contemporaneo nel quale esse vivono.
Anche la fantascienza e l’horror sono associati alla letteratura fantastica: al dark fantasy appartengono le opere nelle quali l'atmosfera è cupa e tetra. Il male diviene dominante o perversamente attraente, e si può assistere a un rovesciamento dei ruoli.

Il fantasy può essere anche storico, umoristico, cyber o steampunk, secondo le "contaminazioni" con le quali entra in contatto.
Recentemente, si parla di nuovo fantasy ( meglio definito come new weird, bizarro fiction e science fantasy). Gli autori di questa corrente si oppongono all’epic fantasy di Tolkien, considerato colpevole di aver creato stereotipi in grado di soffocare il genere.
Alcuni esponenti di questa tendenza sono China Miéville, Jeff VanderMeer, Michael Moorcock, Clive Barker, Alan Campbell.

Per concludere, l'evoluzione del fantasy non conosce confini. E non potrebbe essere altrimenti, perché, proprio come la fantasia che l’ha originato, questo genere può superare tutte le barriere e attraversare il tempo e lo spazio.

giovedì 15 novembre 2012

Appunti di viaggio - Il Devon e la natura incontaminata del Dartmoor

di Wanderer



Il Devon è una vasta contea nella parte sud occidentale della Gran Bretagna che si affaccia a Nord sulle acque dell’Atlantico e a Sud su quelle del Canale. Passaggio obbligato per chi si reca in Cornovaglia,  questa regione è molto interessante dal punto di vista naturalistico; non a caso vi si trovano due grandi Parchi Nazionali, il Dartmoor e l’Exmoor,  che colpiscono per la vegetazione selvaggia e per la possibilità di vedere da vicino moltissimi animali liberi nel loro ambiente.
Moor significa brughiera e attraversando il Dartmoor , si comprende veramente perché questo termine, anche soltanto ad incontrarlo nei libri, evochi suggestioni di  sconfinata solitudine, di venti selvaggi  e di atmosfere gotiche.
Ricordate “Il mastino dei Baskerville” di Arthur Conan Doyle? Ebbene, nonostante abbia visitato il parco di giorno,  confesso che non è affatto difficile immaginare quanto il paesaggio possa divenire spettrale al calare del sole, magari sotto la coltre strisciante di una nebbia fredda e lattiginosa. La luce delle giornate estive regala certo sensazioni  molto diverse, declinando una serie infinita di sfumature di  verde,  da quello più chiaro dell’erba bassa e vellutata come la più soffice delle moquettes, a quello intenso delle distese intricate di felci, punteggiate dal viola dell’erica;  ponies, mucche, pecore pascolano in libertà, niente affatto intimiditi dai visitatori, colorando la brughiera di macchie bianche e brune.




Alcuni rilievi granitici (tor) interrompono il morbido profilo delle colline, così come i resti di civiltà antichissime: cerchi di pietre, menhir, ponti rudimentali che attraversano fiumi trasparenti su letti di torba.
La  serenità bucolica di questo paesaggio tuttavia, non riesce del tutto a celare la sensazione di trovarsi di fronte a una natura vagamente insidiosa ed  ingannevole. 




Non a caso una parte del parco è inibita ai visitatori; un’area piuttosto vasta è infatti ritenuta pericolosa a causa della natura del terreno, estremamente cedevole sotto l’aspetto vellutato dell’erba; prati apparentemente innocui, possono diventare trappole di fango, con un effetto analogo a quello delle sabbie mobili; gli abitanti locali, con senso di ironia, li definiscono “letti di piuma”.




Anche per questo si sono formate tantissime leggende intorno a questi luoghi nei quali streghe, folletti e lo stesso diavolo sembrano, in tempi remoti, essere stati di casa.
Ovviamente, per gli scrittori che si avvalgono per i loro racconti di atmosfere cupe, tutto questo offre un ottimo materiale:  Conan Doyle, Beatrice Chase, Agatha Christie, Rosamunde Pilcher, Laurie King e Patricia Gaffney hanno ambientato proprio qui i loro romanzi.
A Princetown, nel cuore del Dartmoor, si erge il carcere costruito fra il 1806 e il 1809, destinato in origine ai prigionieri delle guerre napoleoniche ed americane. Il triste edificio, oggi considerato una prigione di categoria C, ospita criminali non violenti ed è ritenuto di massima sicurezza, anche perché situato ai limiti del territorio paludoso nel quale è davvero pericoloso avventurarsi.


Là dove il Dartmoor confina con la Cornovaglia, l’aspetto del paesaggio diviene più aspro, caratterizzato da rocce appuntite e da gole profonde circondate da boschi.
Arrivati a Lydford Gorge, sembra di essere in montagna: i sentieri immersi nel verde che affiancano il fiume Lyd sono  scivolosi e richiedono qualche attenzione ma regalano un colpo d’occhio delizioso soprattutto quando  - condizioni meteorologiche permettendo – consentono di ammirare le acque ribollenti del Devil’s Cauldron o la White Lady Falls: il nome, appropriato per la sottile e spumeggiante cascata, è nato anche dalla leggenda secondo la quale una Signora vestita di bianco ogni tanto appare vicino all’acqua per salvare gli sfortunati che vi sono caduti.
Il Devon, per chi ama vivere l’emozione di un viaggio nella natura ancora misteriosa e non del tutto tradita dall’uomo, è veramente una  meta imperdibile.

lunedì 12 novembre 2012

Dolci d'autunno

di Magnus


Autunno: giornate corte, spesso piovose, temperature che scendono. Torna la voglia di stare in casa, di invitare gli amici per un pomeriggio insieme, per una cena a tema o per un dopocena simpatico.
In tutti questi casi, il "momento dolce" è quello  più atteso, che mette allegria e rende i nostri incontri ancora più piacevoli.
Vi propongo quindi delle soluzioni come sempre facili da realizzare ma di sicuro effetto e, naturalmente, buonissime.
Protagonista assoluta di queste ricette la  castagna, regina dei frutti autunnali, declinata in tre ricette dal rustico al raffinato.
Tutte sono perfette se accompagnate da tè, caffé, cioccolata nel pomeriggio o abbinate con un vino dolce e liquoroso al termine della cena.


Frittelle di castagnaccio

In una terrina versate 500 gr. di farina di castagne setacciata; unitevi 0,5 dl. di olio di oliva extravergine, 100 gr. di uvetta sultanina precedentemente ammorbidita in un cucchiaio di rum, 50 gr. di pinoli, un pizzico di sale e uno di vanillina, qualche cucchiaio di latte necessario a raggingere una pastella morbida ma non troppo liquida. Da ultimo aggiungere un cucchiaino da caffé di lievito per dolci. Lasciar riposare per due o tre ore, e friggere versando il composto nell'olio bollente con un cucchiaio, finché le frittelle avranno formato una crosticina dorata in superficie. Scolare su carta assorbente e servire tiepide o fredde, cosparse di zucchero a velo.




Dolce Autunnale

Preparate una base di pasta frolla con 250 gr. di farina, 125 gr. di burro, 110 gr. di zucchero, 3 tuorli d'uovo, un pizzico di sale e la scorza di limone grattugiata. Impastate velocemente, fate riposare una ventina di minuti e stendere sul fondo di una tortiera antiaderente, bucherellando la superficie con una forchetta. Fate cuocere in forno medio caldo, finché la pasta sarà dorata e asciutta. Sformate e fate raffreddare su una griglia. In una ciotola avrete mescolato 300 gr. di ricotta freschissima con zucchero a velo, un cucchiaio di rum e marron glacé in piccoli pezzi. Stendere il composto all'interno del guscio di pasta e livellare. Spolverare con abbondante cacao amaro. Per la decorazione, preparare un foglio di carta d'alluminio o da forno, nel quale ritaglierete la sagoma di alcune castagne. Appoggiate il foglio sulla superficie della torta e spolverate questa volta con zucchero a velo: rimuovetelo con attenzione, così da far risaltare il disegno.



Coppe di  Mont Blanc

Ecco una preparazione facilissima e di grande eleganza. Procuratevi una confezione di marron glacé in pezzi e sbriciolateli, lasciando che si ammorbidiscano per diverse ore in rum o cognac.
Predisponete delle coppe di cristallo, frantumando sul fondo di ognuna delle meringhe bianche fino a formare uno strato abbastanza compatto.
Montate della panna freschissima senza zucchero (o, se proprio siete amanti del gusto extra dolce, appena una spolverata di zucchero a velo). Riempite le coppe di panna fino a 3/4.
Passate i marron glacés allo schiacciapatate, lasciando cadere i riccioli di composto sulla panna, fino a formare una piccola piramide.
Guarnite con un ciuffo di panna sul quale appoggerete una violetta candita.  



venerdì 9 novembre 2012

L’Alpe di Siusi, fra il parco naturale dello Sciliar, il Catinaccio e il Sassolungo

di Rosengarten


L’Alpe di Siusi è probabilmente una delle zone più conosciute ed apprezzate delle Dolomiti, per la validissima offerta turistica, sia estiva che invernale. Reclamizzata, forse con poca fantasia, come l’altopiano più vasto d’Europa, debbo riconoscere che presenta un notevole richiamo per un turista: alberghi con numerose stelle, corredati da centri benessere e ristoranti gourmet, naturalmente indispensabili per ritemprarsi dalle faticose imprese sciistiche o dalle scarpinate; abbronzatura assicurata, in qualsiasi stagione, per di più presa in un anfiteatro naturale, con vista mozzafiato sul Massiccio dello Sciliar, e sui gruppi del Catinaccio e del Sassolungo.
E per concludere, una location magnifica, con il vasto altopiano sospeso, come un giardino pensile di duemila metri di altitudine, sulla Val Gardena e sugli incantevoli paesini di Siusi e Castelrotto.   
Ma naturalmente, a noi amanti del trekking, tutti questi aspetti non interesseranno affatto e come disse il sommo Dante: “Non ragioniam di lor, ma guarda e passa”.Saremo invece più interessati a un’affidabile rete di sentieri ben tracciati, ad accoglienti e sicuri rifugi alpini e naturalmente a montagne e natura, da camminare e da vivere. Ebbene, l’Alpe di Siusi, da questo punto di vista, non vi deluderà.
Scegliendo fra le innumerevoli possibilità escursionistiche, questa volta vorrei rivolgermi alle famiglie con bambini, proponendo un piccolo trekking con percorso ad anello.
Scegliete come base di partenza (e di arrivo) il Rifugio Passo Sella (m. 2.160) vicino all’omonimo passo. Salite al Rifugio Friedrich August (m. 2.398), dal quale parte l’omonimo sentiero, che con facili saliscendi lascerà il gruppo del Sassolungo sulla vostra destra.
La meta che potrete raggiungere senza troppo affatticare la vostra famiglia sarà il comodo e ben posizionato Rifugio Alpe di Tires (m. 2.440).
Dopo una buona dormita, l’indomani partite all’esplorazione dell’Alpe, e godetevi un’intera giornata all’aria aperta. Ad esempio, salite alla Forcella Denti di Terrarossa (m. 2.499) per poi scendere verso il Parco Naturale dello Sciliar; qui potrete scegliere fra diverse opportunità (malghe, rifugi) per gustare appetitosi piatti montanari. Il ritorno alla vostra base di partenza, per una seconda notte, potrà avvenire percorrendo il sentiero n.7 che passa per il Rifugio Molignon (m. 2.054). 
La mattina che deciderete di rientrare al Rifugio Passo Sella, fra varie possibilità, vi consiglio di percorrere in discesa la bellissima Val Duron, che vi condurrà in un paio d’ore a Campitello di Fassa, da dove una funivia vi porterà a Col Rodella (m. 2.484), noto come punto panoramico dal quale partono in volo numerosi amanti del deltaplano e del parapendio. Consiglio anche a voi di fermarvi ad osservare e a rilassarvi, cercando di allungare la bellissima avventura che da alcuni giorni state vivendo; quando ripartirete, il Rifugio Passo Sella sarà proprio sotto di voi, a soli dieci minuti. 
Naturalmente, l’Alpe di Siusi offre tante altre possibilità, anche per l’escursionista in cerca di qualche ferrata o di qualche via normale.
Dal Rifugio Alpe di Tires potete raggiungere, scegliendo fra più percorsi di varia difficoltà e con al massimo 4 ore di escursione, il Rifugio Bolzano che si trova a 2.457 metri sul Massiccio dello Sciliar. Il rifugio fu costruito dalla sezione di Bolzano del D.Ö.A.V. (Deutschen und Österreichischer Alpenvereins) ed è veramente storico, essendo il terzo più antico rifugio delle Dolomiti, dopo quelli delle Tre Cime di Lavaredo e del Monte Nuvolao.
Non mancate dunque di visitarlo e dopo esservi rifocillati, salite in circa 20 minuti sulla cima del Monte Pez (m. 2.564) da dove si gode un meraviglioso e vasto panorama: verso nord la Val Gardena e le Odle, dalle caratteristiche guglie svettanti verso il cielo. Al di là delle Odle, immaginatevi la valle dove è nato Reinhold Messner, la Val di Funes con Santa Maddalena ed altri fiabeschi villaggi, immersi in una natura abbagliante di verde e di silenzio.


Girando lo sguardo verso est, vedrete in sequenza il gruppo del Sassolungo (in primo piano) con dietro il Sella e poi la Marmolada con il suo ghiacciaio. Aiutatevi con una cartina e scoprirete tante altre cime, altrettanto famose. 
Dal Rifugio Sasso Piatto (m. 2.300), in circa due ore, è possibile invece salire sulla cima del monte omonimo (m. 2.958). Il percorso è facile, in quanto si svolge sulla parete Est, che non presenta difficoltà alpinistiche, ma un percorso su rocce detritiche con inclinazione massima sui 40 gradi.
Poco prima della vetta, si incontra il classico percorso della Ferrata Oskar Schuster, che parte dal Rifugio Vicenza (m. 2.253) situato in un vallone all’interno del Gruppo del Sassolungo. Il Rifugio Vicenza può anche essere raggiunto dalla Forcella Toni Demetz (m. 2.684), fra l’imponente Sassolungo (m. 3.181) e Le Cinque Dita (m. 2.996). Potrete salire alla forcella con impianto a fune dal Rifugio Passo Sella, prima menzionato.
Il Rifugio Vicenza può anche essere inserito in un percorso giornaliero, i cui i sentieri permettono un interessante e panoramico periplo dell’intero gruppo del Sassolungo, con partenza ed arrivo da Passo Sella.
Infine, tanto per essere alla moda, potete anche concepire un concatenamento fra lo Sciliar ed il Catinaccio. Partendo dal Rifugio Bergamo, e seguendo dapprima il sentiero n. 3a e poi il n. 554,  in poco più di un’ora si guadagna il Passo Principe (m. 2.599) che rappresenta il valico fra i due gruppi. In prossimità del passo, troverete l’omonimo rifugio, che può essere usato come base d’appoggio per la salita al Catinaccio d’Antermoia (m. 3.002). Dal Rifugio Passo Principe alla vetta sono circa due ore, percorrendo la via Ferrata Ovest, classificata come facile.
In alternativa alla ferrata, è possibile raggiungere il Rifugio d’Antermoia (m. 2.497), per il sentiero n. 584 che costeggia un incantevole laghetto alpino.

Dal Rifugio d’Antermoia, per il Passo Lausa (m. 2.700) ed il Passo delle Scalette (m. 2.348, facile ferrata) sarà possibile arrivare, in non più di un paio d’ore, al Rifugio Gardeccia, per il quale vi rimando ad un mio precedente articolo.
Spero a questo punto di avervi fatto nascere qualche stimolante idea per le vostre vacanze e se ciò non fosse accaduto, fidatevi ugualmente: una volta giunti sull’Alpe di Siusi sarà la bellezza del luogo a guidarvi.

martedì 6 novembre 2012

Vermeer e il secolo d’oro dell’arte Olandese alle "Scuderie del Quirinale"

di Romy

Dal 27 settembre 2012 al 20  gennaio 2013, le Scuderie del Quirinale a Roma ospitano una mostra che ha per oggetto la pittura olandese del XVII secolo.
Tante le opere di artisti rinomati all’epoca, ma poco noti ai più, soprattutto in Italia: Carel Fabritius, Pieter de Hooch, Emmanuel de Witte, Gerard ter Borch, Gerrit Dou, Nicolaes Maes, Gabriël Metsu, Frans van Mieris, Jacob Ochtervelt e Jan Steen.
Il grande, indiscusso Maestro, orgoglio e occasione di questa mostra è Johannes (Jan) Vermeer (1632-1675), il pittore considerato con Rembrandt il più importante esponente olandese del “secolo d’oro”.
Raccogliere insieme otto dei trentacinque dipinti di Vermeer, nessuno dei quali è ospitato in un museo italiano, è veramente un’impresa degna di lode, per la quale vale la pena di affrontare una discreta fila prima di poter accedere alla mostra vera e propria.
Nello spazio espositivo delle Scuderie del Quirinale - che ha consacrato la propria fama a livello nazionale (e non solo) nel 2010, con la mostra dedicata a Caravaggio - le tele di Vermeer hanno il posto d’onore.
Nei dieci ambienti la temperatura è bassa e costante, l’illuminazione dosata sapientemente per far spiccare nella penombra le tele presentate su sfondo azzurro o verde.
L’incontro con il Maestro avviene nella prima sala, con una delle sue opere più ammirate e, nello stesso tempo quella che si discosta di più dalla maggior parte della sua produzione, che ha per oggetto la rappresentazione di interni domestici con una o due figure umane.
È la Piccola strada di Delft o La stradina, un olio che misura appena 53,5 x 43,5 cm. e che proviene da Amsterdam.


Il fascino di questo dipinto, probabilmente realizzato con l’ausilio di una camera ottica, non è solo nella perfezione dei dettagli, che consente – pur nelle dimensioni ridotte - di cogliere persino la ruvidezza dei rossi mattoni che compongono la casa, ma nello spaccato poetico di un giorno qualunque reso attraverso il lavoro di donne semplici: una ricamatrice, una lavandaia.

È il primo approccio con le "donne di Vermeer", il suo soggetto preferito, presente in quasi tutti i dipinti.



Le tele esibite ci danno la possibilità di ammirare le dame  eleganti che fanno parte della ricca società dell'epoca, vestite di seta (Giovane donna con bicchiere di vino) o ricoperte da un manto dorato bordato di pelliccia (La suonatrice di liuto).

Tuttavia, i suoi quadri più famosi, quelli che davvero commuovono lo spettatore, sono dedicati a donne più modeste, spesso intente al loro lavoro: la Lattaia, la Ricamatrice, e la celeberrima Ragazza con turbante, nota come La ragazza con l’orecchino di perla, soggetto dell’omonimo romanzo di Tracy Chevalier, interpretata nella versione cinematografica da Scarlett Johansson.


Questi capolavori, purtroppo, non sono presenti alle “Scuderie”.
Ma c’è un quadro, divenuto icona di questa mostra, che regala un’emozione fortissima al visitatore.
Tutta la città è tappezzata di Lei: ci sorride in modo enigmatico e sconcertante dai cartelloni pubblicitari, e dalle paline alle fermate degli autobus.

È la Ragazza con il cappello rosso.
Datato 1665-1666, questo dipinto minuscolo (22,8x18 cm.) sembra balzare fuori dalla cornice dorata e dal pannello azzurro, e venirci incontro. Il volto, quasi senza sopracciglia, è tutto nella brillantezza dello sguardo, replicata dalle labbra lucide e dal bagliore di perla degli orecchini, un tratto caratteristico di Vermeer.  Lo sfondo scuro e opaco, dà ancora maggior risalto al rosso fuoco del cappello, al prezioso oltremare del manto e al colletto bianco bagnato di luce. L’effetto è quello di un impressionismo ante litteram, e di fronte a un simile capolavoro non si può che condividere il giudizio entusiasta di Proust. Lo scrittore francese ammirava il pittore olandese a tal punto da inserirlo nella sua “Recherche”:
Si tratta sempre della stessa tavola, dello stesso tappeto, della stessa donna, della stessa bellezza nuova e unica; bellezza che costituisce un enigma, in quell’epoca in cui nulla le somiglia, né vale spiegarla, quando si cerchi non già di cercarle parentele in soggetti simili, ma di precisare l’impressione tutta speciale prodotta dal colore”.

sabato 3 novembre 2012

L'oscuro mosaico di Ornella Albanese

by Andreina


L'oscuro mosaico è finalmente arrivato in libreria! Sono veramente felice che Ornella Albanese abbia scritto questo libro che si prospetta meraviglioso solo guardando la copertina. Confesso che appena l'ho vista, la mia mente ha elaborato subito una sola parola: bellissima.
Essendo la storia incentrata sul mistero del  mosaico che si trova all'interno della cattedrale di Otranto, la cover rispecchia quella che è l'anima del romanzo; Nonostante questo  sia un sequel del precedente libro L'anello di ferro ( QUI ) può essere tranquillamente letto da solo.  Anche questa volta i personaggi secondari del primo libro sono emersi dal loro ruolo con prepotenza, per cui Ornella Albanese si è dovuta rassegnare e scrivere la  storia su uno di loro! Caspita, non si possono creare figure meravigliose e lasciarle nell'oblio!
Per quanto mi riguarda, questo romanzo dalla cover fantastica verrà  molto presto affiancato a gli altri libri dell'autrice nel loro posto speciale sulla mia libreria...però c'è ancora tanto spazio! Capito Ornella?


Sito ufficiale dell'autrice QUI








Una cattedrale in Terra d'Otranto.
Un mosaico che nasconde la soluzione di efferati delitti.
Un guerriero impavido e un investigatore saraceno di nome Yusuf…


Il fiero Livio si innamora della fanciulla sbagliata, la bellissima e nobile Mirta, promessa fin da quando aveva tre anni al cugino.
Deciso a sfidare tutti pur di conoscerla, il ragazzo viene catturato e punito con ferocia.

Anni dopo Livio è divenuto un cavaliere invincibile, la cui fama lo precede, ma non ha dimenticato né i suoi nemici né Mirta. Quando i loro destini tornano a incrociarsi Livio viene però coinvolto nei misteriosi assassinii di due giovani donne.
Sarà il saraceno Yusuf Hanifa a intuire che la soluzione dei delitti si nasconde tra gli inquietanti mosaici della cattedrale di Otranto.

Livio e Mirta si incontrano dunque ancora una volta per perdersi di nuovo… ma tra efferati delitti, separazioni e vendette, riusciranno forse a superare tutti gli ostacoli che si frappongono alla realizzazione del loro amore.




Presentazione dell'Autrice

Un pomeriggio a Gallipoli. Guardando il mare, proprio lì dove sembra toccare il cielo, ho intravisto la linea più scura di una terra. Mi hanno detto che si trattava della Calabria e in quel momento, all’improvviso, ho capito come avrei scritto il romanzo di Livio. Vi ricordate Livio, quel bambino “con il cuore nero” che appare ne L’anello di ferro? L’Oscuro mosaico è la sua storia, una vicenda completamente autonoma rispetto al precedente romanzo, legata da fili quasi invisibili. E’ la storia di un bambino che fugge dal proprio passato, già molto difficile, e che diventa adulto con il peso di quel passato sulle spalle. La terra dove lui si rifugia è la Terra d’Otranto e la sua patria sembra lontana, eppure è vicina, visibile sul pelo dell’acqua nelle giornate più limpide.

Passa del tempo, Livio si costruisce una vita nuova, sogna sull’amore come solo un adolescente può fare, ma è un amore proibito ed è di nuovo costretto alla fuga. Diventa un guerriero, un uomo più forte delle proprie passioni, ma i suoi nemici riescono a ordire contro di lui una trama senza vie d’uscita. A questo punto entra in gioco il mosaico. Si tratta del mosaico che ricopre l’intero pavimento della cattedrale di Otranto. Nel complicato intreccio di figure, di animali e di mostri si nasconde una verità davvero difficile da decifrare.
Quello che mi è piaciuto di più, scrivendo questo romanzo, è stato immaginare i luoghi che conosco e che amo guardandoli attraverso gli occhi dei miei personaggi. La Terra d’Otranto, con Lecce, Castro, Gallipoli, le grotte di Roca Vecchia… Passeggiavo per quei luoghi, osservavo la vegetazione senza tempo, le cale, le scogliere, le grotte e cercavo di immaginare come potessero essere quasi mille anni fa. E poi mi è piaciuto dare vita a personaggi che avevo conosciuto solo attraverso poche righe sui libri di storia. Guglielmo il Malo, nella sua residenza arabeggiante di Palermo, circondato da concubine e da eunuchi, il suo consigliere Maione, la complessa personalità di Tancredi d’Altavilla, nipote bastardo del re, che lotta per conquistare un trono che è convinto gli spetti di diritto.
Il romanzo è ricco di vicende e  di personaggi. Su uno sfondo storico molto affascinante, si dipana la storia di un amore forte, quasi violento, che resiste al tempo e che si intreccia a un mistero da risolvere tra le tessere di pietra di un mosaico.


(Fonte)




Estratto del libro

Guardate pure il cielo, ma non dimenticatevi della terra.
 (Lynneth, della Casata di Drengot)

Era una notte senza tempo. Abbracciava la terra come un manto silenzioso, isolandola in un bozzolo di tenebre.
Yusuf Hanifa, il medico guerriero, varcò il portale della torre e uscì in quel buio. Se lo sentì scivolare addosso come materia fluida, tiepido e leggermente umido. Poi lo udì animarsi di un fremito di foglie.
Brezza leggera, pensò, slacciandosi il mantello.
Nella sua vita lui aveva incontrato innumerevoli venti e di tutti aveva amato la forza. Li aveva seguiti o li aveva contrastati perché è questo che gli uomini fanno sulla terra: seguono il vento o si oppongono a esso.
C'erano le raffiche di burrasca che portavano profumi di terre lontane. Percuotevano il mare incupito, gonfiandolo, e scagliavano onde spumose contro la costa.
C'era il vento magico che disfaceva e ricomponeva il paesaggio, nel deserto dei padri, spazzando via le dune di sabbia e ricreandole più in là subito dopo. Vento pungente di mille granelli sottili.


C'erano le folate tese delle colline di Tarsia, che sibilavano tra gli alberi rendendo limpido il cielo e nitido il paesaggio.
E poi lui aveva esperienza anche del vento insidioso che fruga nell'animo degli uomini, portando alla luce antichi rancori e segreti sepolti dal tempo.
Quella invece era una brezza leggera, quasi l'ansito della notte.
Fermo nel cortile, Yusuf ne respirava piano gli odori. Erba tagliata, resina, biada fresca. Si girò piano verso le stalle e avvertì sentore pesante di bestie.
In notti come quelle, Yusuf Hanifa si interrogava sui misteri della vita e non riusciva a decifrarne neppure uno. Un rompicapo attraente e impossibile.
D'altra parte i misteri non sarebbero tali, si diceva, se un piccolo medico arabo avesse avuto il privilegio di svelarli.
Uno scalpiccio leggero lo fece trasalire. I suoi occhi si erano abituati al buio, così riuscì a percepire una piccola ombra veloce. La riconobbe dal rumore irregolare dei passi e con lunghe falcate silenziose la seguì.


Ecco a voi care lettrici, il booktrailer di L'oscuro mosaico, realizzato dalla bravissima Silvia Basile
(Sito di Silvia Basile )






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