domenica 16 dicembre 2012

Stefano di Marino: licenza di... scrivere




Per lo speciale di Pinkafé dedicato alla letteratura da edicola, Elena Taroni Dardi ha intervistato Stefano Di Marino, autore, traduttore, saggista.
Siamo davvero lieti di presentare ai nostri lettori uno fra i più noti scrittori in ambito thriller e noir.
Attenzione, però: non rivelatelo a nessuno. Tutto questo è davvero... Segretissimo


di Elena Taroni Dardi









Lo scenario. Nel 1989 entri nella redazione della rivista Urania e da allora hai sempre lavorato a vario titolo nell’editoria e fin dai primi romanzi, a partire dal 1990, è un fiume inarrestabile di racconti, saggi, romanzi, articoli, per non parlare delle traduzioni e delle altre svariate iniziative e sfide a cui non rinunci mai… ma sei tu a dominare l’avventura o è l’avventura che domina le tue scelte?

SDM Decisamente l’Avventura  sceglie per me. Battute a parte ho sempre scritto. Sin da quando avevo 13 anni non ricordo un periodo della mia vita in cui non ho scritto di avventure o di viaggi. Le prime pubblicazioni risalgono al 1985 proprio sul Varietà di Segretissimo, poi su Gioia e su una rivista di arti marziali che si chiamava Banzai. È il lavoro che ho sempre sognato di fare, la mia vita. Durissima perché è un ambiente veramente difficile ma sono ancora qui. Sposando il Pulp che a volte è un genere sfruttato da aspiranti autori e snobbato dalla critica ma che vanta nomi di prestigio.


Obiettivo: contatto diretto. I tuoi post su Segretissimo a volte raggiungono il centinaio di commenti, hai un tuo blog seguitissimo, la tua pagina Facebook è quasi un’estensione del profilo personale, e poi l’appuntamento settimanale all’Admiral di Milano e veri e propri tour estivi… non può solo essere per promozione. Raccontaci quanto è importante per Stefano Di Marino il rapporto con i lettori.

SDM. Assolutamente fondamentale. Quando ho iniziato non c’erano questi mezzi e, devo dire, non ero troppo convinto che servisse a qualcosa. Poi negli anni ho imparato...che consolo utile per promuoverti (anche a costo di farlo solo con le proprie forze) ma i lettori ti seguono, un po’ sono convinti che Il professionista e il suo autore si identifichino, il che è certamente un’esagerazione. Poi mi piace, mi piace moltissimo. Vedi io ho iniziato facendo la  cronaca degli incontri di Kickboxing. Parlare per due ore durante tutti gli incontri senza fermarsi un attimo. Che scuola... e da lì ho capito che il contatto con il pubblico non solo fa parte del nostro lavoro come la creatività ma è anche un piacere.


Nome in codice. Agli esordi, tu e molti dei tuoi colleghi siete praticamente stati costretti a scegliervi uno pseudonimo esterofilo poiché un nome italiano in copertina, specie in edicola, sarebbe stato più un deterrente che un invito all’acquisto, e questo a prescindere dalle trame o dalla effettiva qualità del romanzo… ti sembra che oggi le cose siano cambiate, che i lettori siano più consapevoli, o il nome straniero ha sempre più appeal di uno italiano?

SDM. Ti confesserò una cosa. Sono un assassino! Di tutti gli pseudonimi che ho usato dall’inizio degli anni ’90 per le ragioni che hai appena esposto (esterofilia degli editori e dei lettori) ho eliminato tutti questi scomodi avatar salvo Stephen Gunn che è un po’ un brand e non avrebbe senso firmare con il mio nome una serie che ne ha già proposti 35... almeno su Segretissimo. Per il resto adesso firmo tutto il resto con il mio nome vero.


Destinazione. Il tuo personaggio più noto, Chance Renard, ha vissuto avventure e sgominato intrighi in tutto il mondo in un tourbillon di capitali e luoghi esotici… per gratificare l’autore, il personaggio o i suoi lettori? Quale dei tre si è ‘divertito’ di più?

SDM Egoisticamente il suo autore. Io poi spero che la cosa sia gradita anche ai lettori. Chance è nato per essere ‘un personaggio per tutte le avventure’ dalla spy, al noir, all’avventura tout-court e (nel caso delle storie delle Brigate del Tigre) anche del thriller storico. Mi sembra una buona formula per non cristallizzare la serie. Oggi - grazie alla tv soprattutto - l’immutabilità delle serie è un concetto superato. Ogni tanto, abbastanza spesso, ci vuole un cambio di marcia, un reboot. Batman e 007 insegnano...


Equipaggiamento. Durante i ventitré anni della tua carriera, le nuove armi, veicoli e dotazioni, le tecniche stesse di guerra e guerriglia, sono cambiate alla velocità della luce… quanto impegno ha richiesto, richiede, mantenerti aggiornato per inserire tutti quei piccoli, ma anche non tanto piccoli, particolari che fanno la differenza nei tuoi romanzi e che il genere spy-action richiede?

SDM. Un aggiornamento continuo. Io leggo continuamente cose tecniche, aggiornamenti di geopolitica. In particolare la rivista francese  Diplomatie è utilissima per  il background  della vicenda, poi ci sono riviste e libri sulle armi e la tecnologia. Ora io sono un sostenitore dell’Hum-Int, lo spionaggio che privilegia il  ‘fattore umano’ ma non si può restare fermi al raggio della morte e alle fotocamere miniaturizzate quando con il cellulare puoi fare facilmente quello che gli agenti anni ’60 facevano con i gadget della sezione Q. però bisogna sempre trovare una via di mezzo per raccontare una storia dove sono le persone che agiscono. Un esempio. La video sorveglianza sembra non lasciarci mai, ma c’è un tale flusso di informazioni e immagini che a volte non sai dove cercare. Infatti spesso si trovano indizi ‘dopo’ un attentato, mai prima.... per quello ci vogliono le vecchie spie. I lampionai, come scriveva LeCarré.


La squadra. Parafrasando: squadra che vince non si cambia, e infatti Chance nelle sue avventure finisce per circondarsi di quelli che considera ‘fidati’. Poiché il suo lavoro è la sua vita è inevitabile che gli affetti per lui siano i colleghi, i compagni di avventura, con i quali ha rapporti complicati che però spesso, per esigenze di trama, vengono lasciati in secondo piano… è per questo che ci sono svariati racconti collaterali tesi a chiarire questi rapporti? Parlaci dell’ultimo, Gangland-Cracovia un affare di donne, che generosamente hai pubblicato gratis su Thriller Magazine…

SDM. Nel corso degli anni Chance ha avuto diversi comprimari. Alcuni sono scomparsi per esigenze di narrazione, altri sono andanti in pensione per limiti di età. Altri invece tornano anche se non in tutti gli episodi. Le donne, in particolare. Gangland-Cracovia un affare di donne l’ho scritto per accompagnare Nero Criminale che è una storia a sé, per ora pubblicata fuori collana perché è più un noir che uno spionaggio. E presenta Antonia e la Bimba in una luce diversa. E mi pareva giusto che, per una volta, fossero loro le protagonista. Ma non è una trovata solo mia. Molti maestri del thriller hanno creato degli spin-off dei loro comprimari più riusciti. Come sempre dico, non s’inventa mai nulla. Il nostro lavoro è quello del nano che sale sulle spalle del gigante.


Cherchez la femme. Inutile girarci attorno, il target a cui si rivolgono molti dei tuoi romanzi è maschile. Un uomo che scrive per uomini, c’è da aspettarsi personaggi femminili stereotipati, descrizioni in linea, e invece… invece le donne sono tutte donne forti, spesso con passati difficili alle spalle, donne che hanno fatto scelte nette e decise, anche di grande complessità, sono magari un po’ tutte troppo attratte dal Professionista, ma non sono mai scontate e, soprattutto, sono sempre rispettate (anche perché reagiscono molto male alla mancanza di rispetto!): parlaci di loro, qual è la tua preferita?

SDM. È vero che il target medio delle mie storie è un pubblico maschile...ma non maschilista. Le donne mi piacciono, forse è per questo che riservo loro sempre dei ruoli che, pur nei canoni del filone, mantengono una loro dignità. Di tutte quelle che hanno incrociato la strada del  Professionista ne ricordo tre diversissime tra loro ma  sempre modelli di femminilità forte, volitiva, sensuale e non piagnona o inutilmente femminista.  Mimy Oshima che un po’ è invecchiata con il prof, la donna che avrebbe voluto avere vicino per tutta la vita e che forse ama davvero. Poi c’è la Bimba che per molto tempo è stata un surrogato di figlia. È un personaggio in evoluzione, molto diversa dagli esordi. Adesso è una donna e il prof se ne accorge e deve prenderne atto. Poi c’è Antonia che è una vera dark lady, durissima, cattiva a volte, il lato oscuro. Che ha sempre il suo fascino...


Rendez-vouz. Gangland Blues (Segretissimo 1573) è un po’ una pietra miliare nella storia personale del personaggio Chance, ma credo anche sia stata una scommessa del suo autore e forse persino della collana, Segretissimo, che raramente è uscita con ambientazioni italiane… vuoi parlarcene? Come è nata l’idea e come è stata accolta dai lettori?

SDM Considero (immodestamente) Gangland Blues uno dei romanzi più riusciti della serie e su Milano in generale.... in verità esistono già due altri episodi precedenti che propongono l’ambientazione milanese e italiana. Gangland (del 2007) e Tiro all’italiana (del 2010). L’idea mi venne nel 2005. Ero stufo di sentire parlare di thriller italiano con isoliti commissari buonisti....ho voluto raccontare la mia città come la vedo io. Al lettore l’esperimento è piaciuto tanto che Gangland Blues fu il Segretissimo che vendette di più nel 2011 superato solo da Nome in codice Loki uscito qualche mese più tardi. Ritengo però che le avventure tutte milanesi siano più noir e così le scrivo  piazzandole, per il momento, in altri contesti. Come è accaduto per Vendetta e per Nero criminale.


Rapporto. Negli ultimi anni, ma mi sentirei di dire soprattutto in questo 2012 che sta volgendo al termine la novità degli ebook si sta imponendo nel mercato editoriale… cosa ne pensi? Credi che l’ambiente ‘edicola’ verrà influenzato nel prossimo futuro? E soprattutto, data la tua lunga e variegata esperienza, credi che gli operatori siano preparati?

SDM Discorso molto difficile. Sono un sostenitore dell’editoria digitale...ma in un futuro che purtroppo almeno da noi è ancora un po’ lontano. Forse sarà l’effetto della crisi economica o forse il semplice fatto che non è mettendo in mano a uno un ‘coso’ elettronico che lo si convince a leggere. Io voglio esserci sin da principio, ma sono ancora convinto che l’edicola per le nostre pubblicazioni popolari ed economiche, facilmente fruibili da tutti, possa dare delle soddisfazioni e sia ancora il principale campo di battaglia. Per questo sono molto compiaciuto del rinnovo delle collane Mondadori. Ovviamente qualsiasi sforzo dell’editore per sostenerle è gradito...


Missioni future. So che è quasi pronto Professionista story n. 3, una collana ad-hoc di Segretissimo che, non solo ripropone cronologicamente tutti i romanzi che hanno come protagonista Chance Renard, grazie alla tua straordinaria verve creativa, colma le lacune con romanzi inediti di raccordo in ogni uscita trimestrale; sei in libreria con Nero Criminale edito da Edizioni della Sera, sei il cuore stesso della rivista digitale Action (dbooks.it) e hai persino pubblicato un romanzo breve sentimentale sulla rivista Confidenze… più che chiederti dei progetti futuri sarebbe forse meglio chiederti la meta delle prossime vacanze, ma siccome sto intervistando il Mister Mission Impossible italiano la butto qui: in futuro vedremo più Stephen Gunn in edicola o più Stefano di Marino in libreria e nel web?

SDM. Parliamo di viaggi e vacanze per prima cosa. Se la situazione generale migliora vorrei molto concedermi ancora un viaggio in Sud est asiatico che è la zona che amo di più al mondo. Altrimenti più modestamente proseguirò le mie storie in cerca di location(e libri...) in Europa. A un viaggio a Parigi non rinuncio mai. Sul piano editoriale si annuncia un gennaio di fuoco. Non solo per il Professionista story(che contiene Appuntamento a Shinjuku che è un po’un classico ma anche l’inedito L’assalto) ma anche per il racconto Donna con viso di Pantera che uscirà nella raccolta del Giallo intitolata Giallo24. Una storia di trenta pagine ma cui tengo molto. Un thrilling all’italiana, di ispirazione argentina come piacciono a me, del genere che pubblico anche su Confidenze. Thriller dove non si spara, con misteri e omicidi da scoprire. Un po’ diverso dal mio abituale filone ma che amo moltissimo .E a tornare in libreria non ho rinunciato davvero. Ho in testa un paio di storie. Aspetto solo l’occasione giusta. Certi pensano che se non hai fatto il ‘botto’agli  esordi ti siano chiuse tutte le strade. Forse..e forse no. Ho una testa durissima. Anche per continuare in digitale, campo che è veramente molto difficile come dicevamo. Un saluto a tutti voi,redazione e lettori, ci vediamo sulla pagina :-)

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