lunedì 21 gennaio 2013

Classica: Grandi Speranze di Charles Dickens, ultima parte


di Faye

Siamo giunti al termine della lettura di Grandi Speranze di Charles Dickens.
La narrazione si fa più serrata, colorandosi di suspense e di una sfumatura noir che la penna di Dickens tiene in magistrale equilibrio con l’elemento sentimentale.

Il libro e il film

La “grande illusione” è giunta alla fine: gli adulti che hanno manipolato giovani innocenti, plasmandoli e facendone strumenti della propria vendetta, hanno raggiunto il  loro scopo. Troppo tardi si renderanno conto di aver creato inutile dolore e nuova sofferenza.
Il film realizzato da Mike Newell su sceneggiatura di Nicholls (Cold Feet, Il Quiz Dell’Amore, Tess of the D’Urbervilles per la BBC, Un Giorno), è opulento e fastoso nella ricostruzione storica; per chiare esigenze di spettacolo, la riduzione del testo originale finisce per comprimere l’aspetto sociale e drammatico della storia, dando invece ampio risalto alla storia d’amore fra Pip ed Estella.
In realtà, quando Dickens parla di sentimenti lo fa attraverso  frasi profonde, ma siamo molto lontani dalla veemenza di Hugo e, naturalmente, dalla sensibilità femminile delle sorelle Brönte. La regia di Newell punta molto sugli sguardi espressivi  di Jeremy Irvine e Holliday Grainger, due interpreti giovani che, proprio in quanto tali, interpretano perfettamente il loro ruolo di vittime innocenti.
La rinuncia alla voce fuori campo è giustificata dalla volontà di dare più evidenza ai protagonisti; tuttavia questo espediente, che era stato usato in tutte le versioni precedenti  (compresa quella, magistrale, di David Lean), avrebbe reso in modo più fedele lo spirito del romanzo che, lo ricordiamo, è raccontato in prima persona da Pip, anni dopo la conclusione della storia.
La rivisitazione degli eventi passati da parte del protagonista ormai adulto, che ha pagato con la sofferenza il proprio processo di maturazione, riscatta l’ingratitudine, la superficialità e l’egoismo di cui Pip ed Estella si erano inevitabilmente macchiati.
La responsabilità di questo, ci ricorda l’autore, è da ricercare nella mancanza di una famiglia e del suo calore, unico baluardo contro una società crudele e priva di scrupoli.

Capitoli 39- 58

Pip compie ventitre anni. La sua è la vita di un gentiluomo, ma un evento inatteso farà crollare tutti i suoi sogni. In una notte di tempesta, un uomo bussa alla sua porta: anziano, rozzo e sudicio, dimostra subito una confidenza che stupisce e spaventa Pip. È Magwitch, il galeotto che Pip ha aiutato da bambino nella palude. Deportato nel Nuovo Mondo, si è arricchito ed è a lui che Pip deve la sua ricchezza. Pur di rivedere il ragazzo, è ritornato a Londra ben sapendo che rischia la condanna a morte; tutto questo però, invece di commuovere Pip, lo terrorizza e lo sconvolge. Sapere di essere debitore di tutto a un uomo macchiato da chissà quale crimine, gli ripugna e gli fa comprendere che tutti i suoi sogni sono svaniti e che non potrà mai avere un futuro con Estella. Costretto ad ospitare Magwitch, con la complicità di Herbert finge che si tratti di suo zio Provis, venuto dalla campagna. Magwitch racconta la sua storia, una vita di stenti e furti culminata con la condanna a 14 anni di lavori forzati, mentre il suo mandante Compeyson era stato condannato a molto meno. Il nome di Compeyson e di un altro suo complice, Arthur, fanno comprendere che si trattava rispettivamente del promesso sposo e del fratello di Miss Havisham, coloro che l’avevano ingannata per derubarla del suo patrimonio. Pip comprende di dover allontanare Magwitch e decide che non accetterà più i suoi soldi. Per prima cosa si reca da Miss Havisham dove sa che troverà Estella.  Sfoga il suo dolore contro l’anziana signorina che aveva alimentato la sua illusione, lasciandogli credere di essere la sua benefattrice e confessa il suo amore ad Estella, pur sapendo che ormai non ha più nulla da offrirle. La ragazza, pur consapevole di ferirlo profondamente, gli comunica che intende sposare Drummle.

Estella, carissima, carissima Estella, non lasciare che Miss Havisham ti conduca a questo passo fatale. Mettimi da parte per sempre - l'hai già fatto, lo so bene - ma concediti a una persona più degna di Drummle. Miss Havisham  ti dà a lui, come oltraggio e disprezzo per gli uomini infinitamente migliori di lui che ti ammirano e per quei pochi che ti amano veramente. Tra quei pochi forse ce n'è uno che ti ama con la stessa mia tenerezza, anche se non da così lungo tempo. Prendi lui, e riuscirò a sopportarlo, per amor tuo!
….
Tu sei parte della mia vita, parte di me stesso. Sei stata in ogni riga che ho letto da quando sono stato qui, un ragazzo ordinario e rozzo il cui povero cuore hai ferito già allora.
Sei stata in ogni cosa che ho visto da quella volta - nel fiume, nelle vele delle navi, nella palude, nelle nuvole, nella luce, nel buio, nel vento, nei boschi, nel mare, nelle strade. Hai dato corpo a ogni soave fantasia che la mia mente ha conosciuto. Le pietre di cui son fatte le case più salde di Londra, non sono più reali né più impossibili da spostare con le mani, di quanto la tua presenza e influenza siano state, e sempre saranno per me, qui e dovunque. Estella, sino all'ultima ora della mia vita, non avrai scelta e rimarrai parte della mia natura, parte di quel po' di bene che è in me, parte del male.


Pip torna a Londra, ma qui trova un messaggio di Wemmick che lo avverte di non tornare a casa. Pip scopre così che si è saputo del ritorno di Magwitch in Inghilterra e che qualcuno, probabilmente Compeyson, lo sta sorvegliando. Magwitch viene trasferito in un alloggio vicino al fiume e, in attesa di poterlo imbarcare per trasferirlo all’estero, Pip e Herbert si allenano a remare per preparare una fuga che non desti sospetti.
Jaggers informa Pip che Estella si è sposata: durante una cena a casa dell’avvocato, Pip realizza improvvisamente che Molly, la taciturna governante, assomiglia in modo straordinario a Estella. Wemmick gli rivela che si tratta di una donna accusata vent’anni prima di un omicidio commesso per gelosia, che Jaggers aveva difeso e salvato dalla forca. Molly aveva avuto una figlia e si diceva che l’avesse uccisa per vendicarsi del compagno.
Il giorno seguente Pip si reca da Miss Havisham, che l’ha convocato. La donna è distrutta e in preda ai rimorsi: si offre di aiutare finanziariamente Pip, il quale accetta solo il denaro necessario a procurare un piccolo capitale ad Herbert e farlo diventare socio in una ditta di esportazioni..

- Cos'ho fatto! Cos'ho fatto! - Si torceva le mani, si arruffava i capelli bianchi, gridando di continuo: Cos'ho fatto!
Non sapevo cosa rispondere o come confortarla. Sapevo bene che aveva fatto una cosa crudele prendendo una creatura sensibile e plasmandola in modo che il selvaggio rancore, l'amore schernito e l'orgoglio offeso si trasformassero in vendetta. Ma sapevo ugualmente che, negandosi la luce del giorno, si era negata molto di più; che nel suo isolamento, si era isolata dagli influssi naturali che l’avrebbero guarita; che la sua mente, rimuginando in solitudine, si era ammalata, come accade e deve accadere e accadrà, a tutte le menti che invertono l'ordine designato dal loro Creatore. E come potevo fare a meno di averne pena, vedendo la sua punizione in quella rovina, nell’impossibilità di vivere nel suo mondo, nella vanità del dolore che era diventato mania dominante, come la vanità della penitenza, la vanità del rimorso, la vanità del demerito e altre mostruose vanità che sono le maledizioni di questo mondo?


Pip ha dalla donna la conferma indiretta che Estella è veramente figlia di Molly, una bambina che lei aveva adottato piccolissima e che le era stata portata da Jaggers. Disperata per il male che ha arrecato sia a Estella che a Pip, Miss Havisham cerca il perdono del ragazzo, ma un incidente terribile la conduce in fin di vita; un tizzone del camino, caduto sui suoi vestiti marcescenti l’avvolge nelle fiamme, nonostante Pip si ustioni le mani nel tentativo di soffocare il fuoco.
Pip torna a casa e qui apprende da Herbert ciò che Magwitch gli ha raccontato della sua vita. È lui il compagno di Molly e il padre di Estella, anche se è convinto che la donna abbia ucciso la figlioletta per vendicarsi.
Dopo qualche settimana, si presenta l’occasione di far espatriare Magwitch ad Amburgo; il piano è quello di raggiungere il battello sul fiume, ma Pip ha il braccio ustionato e devono ricorrere all’aiuto di Startop. La sera prima della fuga, Pip è attirato in un’imboscata da Orlick. L’ex garzone di Joe è pazzo e vendicativo e si appresta ad uccidere Pip dopo aver confessato di essere il responsabile della morte di sua sorella. All’ultimo istante, Pip è salvato da Herbert e Startop che l’hanno rintracciato.
La notte progettata per la fuga di Magwitch, tutto sembra andare secondo i piani, ma proprio quando la barca sta per raggiungere il vapore, una galea della polizia guidata da Compeyson interviene. Nella lotta, Magwitch è ferito gravemente e fatto prigioniero.
Pip comprende che tutto è perduto e questo fa nascere in lui una nuova consapevolezza.


Perché ora tutta la mia ripugnanza per lui si era dissolta, e nella creatura braccata, ferita, ammanettata che teneva la mia mano nella sua, vedevo solo un uomo che aveva voluto farmi del bene, e che aveva avuto per me affetto, gratitudine, generosità con grande costanza attraverso molti anni. In lui vedevo solo un uomo infinitamente migliore di quanto io non fossi stato con Joe.

Magwitch è condannato a morte, ma Pip ora lo assiste con tutta la tenerezza che gli aveva negato in precedenza. Poco prima che l’uomo muoia a causa delle ferite riportarte, Pip gli confessa che la sua bambina non è mai stata uccisa, che è diventata una signora e che lui, Pip, l’ama con tutto il cuore. Magwitch muore serenamente.
Pip rimane solo, poiché Herbert – che ignora di dovere la sua fortuna a Pip – è in partenza per il Cairo, dove vivrà con la moglie e dove si offre di accogliere l’amico in qualunque momento. Una grave malattia colpisce Pip, proprio quando i suoi creditori lo assalgono e cercano di portarlo in prigione. Il ragazzo è in fin di vita ma viene curato e salvato da Joe che accorre al suo fianco e salda i suoi debiti, pre allontanarsi discretamente non appena Pip guarisce.
Pip comprende tutta la grandezza e la bontà di Joe e si pente per averlo trattato così rudemente. Pieno di rimorsi torna alla fucina, pensando di vivere sempre con lui e di sposare Biddy. Invece, giunto alla sua vecchia casa, scopre che Biddy e Joe si sono appena sposati. Felice per loro, chiede perdono ed esprime tutta la sua riconoscenza. Decide quindi di raggiungere Herbert: lavorerà con lui fino a quando riuscirà a ripagare il debito contratto con Joe e a rimettere in sesto le sue finanze

- E Joe e Biddy, poiché oggi siete stati in chiesa, e sentite carità e amore per tutti gli uomini, accettate il mio umile grazie per quanto avete fatto per me, e che io ho così mal ripagato! E quando vi dico che me ne andrò entro un'ora perché sto partendo per l'estero, e che non avrò pace finché non avrò guadagnato e non vi avrò spedito il denaro con cui  mi avete evitato la prigione, non pensate, cari Joe e Biddy, che, se anche potessi ripagarvi mille volte tanto, io creda di poter cancellare anche solo uno spicciolo del mio debito con voi, o che, potendolo fare, lo vorrei!
Si commossero entrambi a quelle parole, e mi pregarono entrambi di non dir altro.

Cap. 59 – L’epilogo

Sono passati undici anni. Pip ha ristabilito la sua fortuna e torna in Inghilterra per una visita. Joe e Biddy lo accolgono con affetto: hanno avuto due figli e hanno dato il nome di Pip al loro primogenito. Biddy, gentile e materna come sempre, sprona Pip a sposarsi, e di fronte alla sua reticenza capisce che lui pensa ancora ad Estella.
Estella aveva avuto una vita infelice: il marito “un miscuglio di superbia, avarizia, violenza e meschinità” l’aveva lasciata vedova in seguito ad una caduta da cavallo e Pip ignorava se lei si fosse risposata. Desideroso di rivedere il luogo che tanta parte aveva avuto nel suo destino, si reca a casa Satis, per scoprire che non rimane più nulla della vecchia dimora, solo un giardino non curato ed il muro di cinta. All’improvviso, dalla nebbia della sera, emerge una figura.

- Estella!
- Sono tanto cambiata. Mi meraviglio che tu mi riconosca.
E davvero la sua bellezza era sfiorita, ma rimanevano, indescrivibili, la sua maestosità e il fascino. Erano attrattive che avevo già visto in passato; ciò che non avevo mai visto, era la luce tristemente addolcita degli occhi, un tempo alteri; ciò che non avevo mai sentito prima, era il tocco amichevole di quella mano un tempo insensibile.
Sedemmo su una panca e dissi: - Dopo tutti questi anni, è strano incontrarci di nuovo dove ci siamo visti la prima volta! Ci torni spesso?
- Da allora non ci sono più tornata.
- Neanch'io.

- Tante volte ho sperato e voluto tornare, ma le circostanze me l'hanno impedito. Povero, povero vecchio luogo!
La nebbia argentata fu sfiorata dai primi raggi della luna e gli stessi raggi e sfiorarono anche le sue lacrime. Non sapendo che le vedevo e cercando di fermarle, disse quietamente: - Mentre camminavi qua intorno, ti sei domandato perché tutto sia ridotto così?
- Sì, Estella.
- Il terreno mi appartiene. È l'unica cosa che mi è rimasta. Tutto il resto se n'è andato, poco alla volta, ma questo l'ho tenuto. È stato l'unico oggetto della mia determinazione, in tutti questi anni infelici.
- Ci costruiranno?
- Alla fine sì. Sono venuta a dire addio prima che tutto cambi. E tu -  disse con tenera emozione nei confronti di un povero giramondo -  vivi ancora all'estero?
- Sì.
- E ti è andata bene, vero?
- Lavoro molto per guadagnarmi discretamente da vivere, e quindi - sì, mi è andata bene.
- Ti ho pensato spesso.
- Davvero?
- Negli ultimi tempi, molto spesso. C'è stato un tempo lungo e difficile in cui ho tenuto lontano il ricordo di ciò che avevo buttato via, quando ne ignoravo il valore. Ma da quando il mio dovere non è più stato incompatibile con quel ricordo, gli ho dato un posto nel mio cuore.
- Tu hai sempre avuto un posto nel mio cuore - risposi.
E di nuovo tacemmo, finché lei parlò.
- Non avrei mai pensato di poterti dire addio, proprio mentre dicevo addio a questo luogo. Sono contenta che sia così.
- Contenta di separarci di nuovo, Estella? Per me, separarsi è doloroso. Per me, il ricordo della nostra ultima separazione è sempre stato un lutto doloroso.
- Ma hai detto - rispose con aria grave - Dio ti benedica, Dio ti perdoni! E se hai potuto dirlo allora, non esiterai a dirmelo ora - ora, quando la sofferenza è stata l'insegnamento più forte di tutti, e mi ha fatto capire com'era il tuo cuore. Sono stata piegata, spezzata, ma - spero - in una forma migliore. Sii premuroso e buono con me come allora, e dimmi che siamo amici.
- Siamo amici - dissi, alzandomi e chinandomi su di lei, mentre si alzava dalla panchina.
- E continueremo ad esserlo anche lontani – disse Estella.
Le presi la mano nella mia, e uscimmo dal luogo in rovina; e come la nebbia del mattino si era alzata molto tempo prima, quando avevo lasciato la fucina, così si stava alzando ora la nebbia della sera, e in tutta la vasta distesa di luce quieta che scorsi allora, non vidi l’ombra di un altro distacco.


FINE

Questo finale, che lascia intendere la possibilità di una vita futura per Pip ed Estella, fu scritto da Dickens come una revisione al primo, più amaro. Nella precedente versione, infatti, Estella si è risposata e l’unica consolazione rimane la comprensione che il dolore passato le ha restituito un cuore più dolce. Il libro terminava con queste parole di Pip:
«La sofferenza è stata più forte degli insegnamenti di Miss Havisham e le ha dato un cuore per capire quali sono stati i miei reali sentimenti per lei.»




La lettura di Grandi Speranze termina qui.
Il progetto “Classica” vi dà appuntamento a breve per conoscere e approfondire insieme un altro famoso libro: dalle nebbie della Londra di Dickens a quelle, molto più inquietanti, della Transilvania, per l’ultimo, grande romanzo gotico.
Dracula di Bram Stoker.

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