lunedì 10 giugno 2013

Kathleen McGregor, in rotta verso il Mar dei Caraibi

di Marty e Faye

In occasione della ristampa di "Cuore Pirata" per Leggereditore, abbiamo il piacere di avere nuovamente come nostra ospite Kathleen McGregor, per parlare insieme di questo secondo capitolo della saga Mar dei Caraibi, della sua scrittura, e dei suoi personaggi avventurosi e passionali, capaci di farci viaggiare insieme a loro sulle onde dell'oceano. 

Chi è il “Cuore pirata” del titolo?

È difficile rispondere a questa domanda senza svelare troppo. “Cuore pirata” è la storia di una giovane donna che cerca la vera se stessa, che scava nel proprio passato per poter costruire il proprio futuro. Tutto quello che è, o che pensava di essere, e tutto quello in cui crede, viene improvvisamente sovvertito dal corso drammatico degli eventi. Concetti come giustizia, legalità, libertà cambiano, fino ad assumere significati diversi, se non addirittura opposti, e lo stesso accade al suo cuore, alla sua stessa anima. Il “Cuore pirata” del titolo può anche essere considerato ambivalente: è il passato, per chi si è lasciato alle spalle la vita di corsa, e allo stesso tempo rappresenta il futuro, per chi si riscopre.


Come s’inserisce questo libro nella saga dei Pirati del Mar dei Caraibi?

In ordine di tempo, “Cuore Pirata” inizia dove “La Sposa Spagnola” si ferma, nel 1672, tuttavia, per quanto riguarda le vicende e i personaggi, si collega a “Corinna. La Regina dei Mari”. È di fatto il secondo romanzo della trilogia, così come si è sviluppata. Quindi, per una migliore comprensione, dovrebbe essere letto in ogni caso dopo Corinna.


Avery, il mitico pirata privo di un occhio, che ritroviamo in questo romanzo nella sua veste ufficiale di duca e gentiluomo, ci rapirà ancora con arrembaggi e avventure di corsa?

Assolutamente sì. Avery può essere nato nobile, ma nell’animo rimane un avventuriero, un uomo che ha assaporato la libertà e l’affermazione della vita di corsa, e che serba un profondo rimpianto per tutto ciò che si è lasciato alle spalle, a partire dal mare. Duca e gentiluomo, ma soprattutto uomo che sa cosa significa vivere pienamente, senza tirarsi indietro di fronte alle prove che il destino gli impone e capace di affrontare qualsiasi battaglia, qualsiasi pericolo, se a guidarlo è il suo cuore.


Quali altri personaggi amati dai tuoi lettori ritroveremo in “Cuore pirata”?

In “Cuore Pirata” i lettori ritroveranno figure già conosciute, come Corinna e Dorian, i protagonisti di “Corinna. La Regina dei Mari”, ma anche nuovi, affascinanti, personaggi che daranno vita ad altre emozioni, e altre storie, prima fra tutte la dolce e appassionata Alma De Castillo.


Alla ricerca di Manoa, il mitico Eldorado: l’asse geografico dei tuoi racconti precedenti si sposta quindi verso il lato occidentale del continente sud americano?

La ricerca di Manoa è il filo conduttore che intreccia le storie parallele di personaggi diversi e che li accomuna. La trama portante, ovvero quella di Glen e Walter, accompagna il lettore in un viaggio che da Londra arriva a Giamaica, terra in cui Walter è ben conosciuto nella sua precedente veste di filibustiere, spostandosi poi, inevitabilmente, sul continente sudamericano, custode e culla del mistero dell’Eldorado.


Manoa è stata cercata ovunque, dalla giungla colombiana, al bacino dell’Orinoco, alle montagne del Perù, alla Bolivia. La ricerca di questa terra mitica è stata oggetto di spedizioni spesso finite tragicamente: la vicenda narrata s’ispira a qualcuna di esse?

A partire dal 1541, anno in cui Gonzalo Fernandez de Oviedo lo nomina per la prima volta nelle sue cronache, il mitico Eldorado, prima lago poi città, è stato cercato da moltissimi esploratori, che si sono spinti dal Perù, attraverso la Bolivia, la Colombia, e lungo il corso dei fiumi Orinoco e Rio delle Amazzoni. Il motore della storia narrata nel romanzo si ispira effettivamente alla spedizione realmente avvenuta di Gonzalo Pizarro, partita da Quito nel febbraio del 1541 con l’intento di cercare l’Eldorado nel bacino del Rio delle Amazzoni. Una marcia estenuante di mesi porta 220 uomini oltre le Ande, attraverso la giungla, sotto le piogge torrenziali, e poi lungo il fiume Napo, dove la spedizione si arresta per mancanza di viveri, e si divide.
Con il compito di procurare provviste, Francisco de Orellana e sessanta uomini, proseguono lungo il fiume Negro, ma non riescono più a risalire la corrente, e possono solo continuare a discenderla. Arrivano così al grande Rio delle Amazzoni, che percorrono tutto fino all’Atlantico, in un viaggio che dura cinque mesi, imbattendosi in diverse tribù indiane, tra cui gli Omagua (che in seguito vennero indicati come il popolo di Manoa), e le leggendarie Amazzoni. È proprio a Francisco de Orellana e all’incredibile viaggio di questi sessanta uomini, che si ispirano la figura del capitano Francisco Jimenez de Castillo e l’avventura da lui stesso narrata nel suo diario perduto.


Avery è un corsaro  provato da tante esperienze, eppure è vittima di un colpo di fulmine non appena incontra Glen. In questo libro l’elemento romantico pesa più o meno dell’elemento avventuroso?

Accade che anche gli uomini più navigati e induriti dalla vita soccombano alle leggi inspiegabili dell’innamoramento, forse proprio perché non lo cercano e non se lo aspettano. Ma viene da chiedersi se non siano soprattutto le circostanze a far scattare quella scintilla. In un altro luogo, in un altro momento, e soprattutto in assenza del pericolo, sarebbe stato lo stesso per Avery? L’elemento romantico nasce e si sviluppa congiuntamente a quello avventuroso. L’amore sceglie strane vie per insinuarsi nel cuore degli uomini, a volte queste vie sono lente e tortuose, altre dirette e immediate. “Cuore Pirata” è una storia d’avventura, di ricerca interiore, di crescita e anche d’amore, e ognuno di questi aspetti è legato, e dipende da tutti gli altri.


Corinna, la regina dei mari, e Soledad, la sposa spagnola, sono due figure femminili diversissime, dalla bellezza e personalità quasi agli antipodi. Che donna è, invece, la Glen di “Cuore pirata”?

Glen è molto diversa sia da Corinna che da Soledad, sia nell’aspetto fisico che nell’animo. E’ una giovane lady cresciuta amata e protetta, che si vede privare improvvisamente della sua vita, così come l’ha vissuta finora, e di tutto ciò in cui ha sempre creduto. E si ritrova a dover riempire questo vuoto, a ripercorrere un passato sconosciuto per ritrovare radici antiche e perdute, per imparare a conoscersi di nuovo. La sua bellezza è acerba, il suo carattere contradditorio. È come un fiore che non ha ancora trovato le condizioni per sbocciare, ma che dimostrerà la sua tempra facendolo nelle avversità.


Sono passati quasi dieci anni dalla prima edizione di “Cuore pirata”. Da allora a oggi, quanto si sente cambiata come autrice Kathleen McGregor?

Dal punto di vista creativo, non sono cambiata poi molto. Come allora, mi entusiasmano le storie avventurose, mi perdo letteralmente in mezzo a esse, nel descrivere battaglie, tempeste e arrembaggi. I miei orizzonti si stanno naturalmente ampliando, ma continua a essere l’avventura il mio più grande amore. Dal punto di vista stilistico invece mi sento indubbiamente maturata, più preparata e consapevole nell’affrontare storie complesse e drammatiche, o personaggi più oscuri e controversi. E’ sempre un percorso quello che si compie, ogni storia è una tappa, ogni libro un punto di arrivo ma anche di partenza, un bagaglio di conoscenze e di esperienza che ci arricchisce e ci prepara per altre storie, altri lidi... 


domenica 2 giugno 2013

Pinkafè al Salone del libro di Torino

di Elnora


Ebbene si, quest'anno al Salone del Libro di Torino c'ero anche io, in veste di  inviata, lettrice, curiosa, vacanziera e altro. Difficile concentrare in poche righe cinque giorni intensi trascorsi non solo dentro il Lingotto ma anche muovendosi fra le strade di una città che ha veramente tantissimo da offrire.  Ne è risultato una commistione intossicante di libri, arte, musei, abbazie e panorami spettacolari. Ma andiamo per ordine.
L'ingresso al Salone del libro nel giovedì inaugurale è stato come infilare la testa dentro l'occhio di un ciclone, mi sono dovuta reggere forte.
Libri ovunque e in tutte le declinazioni possibili e immaginabili; eventi, conferenze, tavole rotonde, incontri con gli autori. Ho capito che la visita alla Fiera richiede una certa pianificazione o ne vieni davvero travolta. Perdonatemi se non posso offrirvi un resoconto dettagliato, peraltro impossibile in questa sede. Durante il mio primo giro di perlustrazione ( durante ill quale poi non ho nemmeno visto tutto), mi chiedevo come fosse possibile scodellare tanti libri tutti insieme, tanto che la mia mente stordita vaneggiava pensieri tipo: sono più i libri dei lettori disposti a leggerli.
Tante, tantissime le case editrici che si sono ritagliate il loro pezzettino di gloria agli occhi dei viandanti che si sono avventurati nel rutilante mondo del Salone. Certo, difficile respirare un'aria di crisi all'interno degli stand dei “colossi” ( gruppo Mauri Spagnol, Mondadori, RCS, Feltrinelli)  presi d'assalto da avventori di tutte le età.  E proprio mentre sto scrivendo, un occhio vola alle somme tirate all'indomani della chiusura della fiera che parlano di un incremento del 20% delle vendite.
Bagno di folla per Roberto Saviano e il suo  ZeroZeroZero, mentre nella sala azzurra è stato  impossibile
 sfondare il muro di persone per assistere alla Lectio Magistralis di Luciano Canfora, filologo, storico e profondo conoscitore della cultura classica.  Insomma, un trionfo della cultura e uno schiaffo alla crisi che pare non aver trovato posto nell'evento.
Parola d'ordine: spazio per tutto. Dal digitale, al benessere, dalla piccola editoria ( a cui è stato riservato il padiglione n. 1)  al debutto delle giovani realtà editoriali tutte raccolte nel settore L'incubatore, fino ad arrivare ad una delle novità di quest'anno: Casa CookBook dove l'editoria sposa il gusto, un connubio che ultimamente pare soddisfare tutte le aspettative.

Ma fra le manifestazioni, gli eventi, i panel, le tavole rotonde gli incontri fra i professionisti, cosa è serpeggiato? Tanto e di tutto. Il digitale è in ascesa e non è più possibile bistrattarlo spocchiosamente. I lettori assidui, quelli attenti, quelli che non possono fare a meno di leggere, hanno tutti un ereader. Provengono da varie fazioni, amazoniani, sonysti, kobisti nazionalisti, ma sempre avanti guardano. Si è andato addirittura oltre con le parole di Marco Drago, scrittore pubblicato da Feltrinelli e autore radiofonico, che con impeto durante una conferenza sull'editoria nell'era del 2.0 vuole dire basta al feticismo della carta, a suo dire appendice obsoleta di cui bisogna liberarsi. Fenomeno in crescita quello del digitale, ma che deve ancora trovare la sua strada. Più di una persona ha paragonato la rivoluzione digitale che sta attraversando l'editoria a quella stessa che ha squassato la musica qualche anno fa, solo che in questo caso è sui risultati che le opinioni contrastano: qualcuno afferma che la musica con l'era digitale ci abbia guadagnato, altri come ancora  Marco Drago, affermano che è auspicabile non finire come la musica di oggi. Chi avrà ragione in un mondo come quello dell'editoria, che a Torino è stato definito tutto una scommessa, soprattutto per quanto riguarda la narrativa? ( qualcuno ha parlato di un 90% di pubblicazioni di narrativa che vengono buttate quale frutto di scommesse andate male).
Bookrepublic, libreria specializzata in ebook, è fautore e sostenitore di un'editoria che parte dal basso, ossia estrapolare potenziali autori e scrittori dai forum e blog tecnici. Mettere su carta competenza tecniche, innalzare la soglia del pubblicabile creando dei testi virtuali dove attingere per ottenere informazioni, meglio se riguardanti digitale e tecnologia, i settori che almeno per Bookrepublic sono quelli che hanno fornito un riscontro soddisfacente. Si è parlato di selfpublishing e di assister publishing per dare un filtro nel mare di autopubblicazioni,  anche se su una cosa sono per fortuna tutti d'accordo: il lavoro dell'editore è comunque indispensabile.
Sono volati numeri: il 60% degli ebook in circolazione sono autori esordienti, nel 2013 le vendite digitali hanno prodotto un +17% e qualche audace arriva a pensare che l'anno prossimo la carta verrà superata. 0,15% era la percentuale delle vendite rappresentate dal genere erotico " pre Fifty". Dopo la pubblicazione della trilogia di E. L. James la percentuale di vendita è passata ad ottobre del 2012 al 4,27%.
Joy Terekiev, editor della Mondadori, colei che ha acquisito le Cinquanta Sfumature
non ha mai pensato alla storia di Mr. Grey come ad un erotico ma come ad una bella fiaba, una sorta di Pretty Woman fra le pagine di un libro. Solo che  ha fatto molto di più, perchè ha sdoganato un genere che mette il sale sulla coda ai  tempi di pubblicazione. Si cavalca l'onda del successo e si chiede uno sforzo immane ai traduttori che si ritrovano a svolgere un compito arduo, perchè la lingua italiana non è fatta per parlare di erotico senza risultare volgare o ridicola, per cui a loro il compito di unire in matrimonio due recalcitranti sposi: eros ed italiano.
Gli editori riconoscono di pretendere tanto perchè le pubblicazioni originali arrivano prive di editing  e quindi i traduttori si devono anche cimentare in una sorta di editing preventivo. Caldamente consigliata dagli editor l'unione delle forze da parte dei professionisti, perchè la condivisione arricchisce e fa crescere. A questo proposito è stato rivelato come proprio il capitolo finale di Twilight sia stato tradotto da una task force proprio per ottenere un lavoro degno delle aspettative.
Ma come ho già detto all'inizio, il mio soggiorno a Torino non si è tradotto solo fra i libri del Salone. Ho avuto l'occasione ( e la fortuna) di poter sbirciare una città che non si è tirata indietro nel mostrarmi tutta la sua storia e la sua eleganza. Se decidete di andare al Salone del Libro l'anno prossimo, ricordatevi di fare un salto alla Pinacoteca Agnelli, un piccolo scrigno di preziosi quadri annidato sempre all'interno del Lingotto (all'ingresso vi accoglieranno due statue del Canova e un Canaletto che apre il cuore). Il mio di cuore però, è
rimasto all'interno della Sacra di San Michele, la millenaria abbazia all'imbocco della val di Susa che mi ha conquistato irrimediabilmente nel momento in cui mi si è rivelata maestosa in un cielo plumbeo denso di nubi basse e frastagliate. All'interno delle sue mura si respira un'atmosfera indimenticabile e piena di suggestione.
Ho cercato di farmi mancare il meno possibile e quindi ne ho approfittato per salire sulla Mole antonelliana e gustarmi un panorama mozzafiato. Il giorno seguente invece con l'emozione di una bimba sono salita sulla cremagliera che mi ha condotto sul colle di Superga, alla volta della Basilica omonima voluta da Vittorio Amedeo II come ringraziamento alla Vergine a seguito della vittoria sui francesi nel 1706.
La Basilica fu un progetto di quel Filippo Juvara che ha firmato pezzi da novanta dell'architettura barocca di Torino ( la palazzina di caccia di Stupinigi e la reggia di Venaria Reale, solo per citarne alcuni ) e raccoglie pezzi importanti, fra cui nella cripta reale le spoglie di alcuni membri di casa Savoia. Lassù un pezzettino dell'anima di tutti i tifosi del granata è custodito nella lapide sul retro dell'edificio, a ricordo della tragica scomparsa del Grande Torino il 4 maggio del 1949. Tutto ciò conferisce a questo luogo un sapore agrodolce che è davvero difficile dimenticare e che contribuisce a snudare sfumature di una città che merita davvero attenzione e passione, non solo in occasione del Salone Internazionale del libro, ma in ogni mese dell'anno.

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